Bike to work: spostarsi in bici fa risparmiare, fa bene ed è sostenibile
I nuovi incentivi per le biciclette – tradizionali e a pedalata assistita – hanno riacceso l'attenzione sulla pratica di andare al lavoro in bici. Una scelta che fa risparmiare, fa bene alla salute ed è totalmnete green. Non sempre, però, le condizioni sono ottimali. Molto spesso le nostre città non hanno piste ciclabili tracciate e sicure. E ancor più difficile è trovare aziende che abbiano incentivato questa pratica con azioni concrete.
Per questo la FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) ha lanciato un decalogo per le aziende che vogliono essere bike-friendly. È una iniziativa che si rivolge ad aziende pubbliche e private di qualsiasi dimensioni, e che ha individuato cosa serve davvero a chi sceglie di andare al lavoro in bici. Quattro gli aspetti fondamentali: la possibilità di parcheggiare la bici arrivati in azienda, un locale dove cambiarsi, incentivi vari e una comunicazione adeguata.
Il decalogo è promosso dalla campagna #PRIMALABICI. Un gesto, quello di andare al lavoro in bici e, più in generale, spostarsi in bicicletta, che può fare la differenza e che è assolutamente raccomandato anche ai tempi del Covid-19, come sottolinea anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità: muoversi in bicicletta, infatti, garantisce distanziamento sociale e permette di mantenersi in salute.
Andare al lavoro in bici: il decalogo FIAB
Una bici aziendale; un locale al chiuso dove parcheggiarla arrivati al lavoro; uno spogliatoio con la doccia; attività di mobility management per formare i dipendenti e coordinarsi con le aziende vicine e il Comune di competenza. Questo è lo scenario ottimale prospettato dal vademecum FIAB.
Ma il decalogo traccia per ogni ambito di intervento soluzioni che vanno da interventi basilari a soluzioni più strutturate. Per esempio, all'esigenza di parcheggiare la bici, l'azienda può provvedere con l'installazione di adeguate rastrelliere antifurto (intervento minimo), aggiungere una tettoia (intervento buono) oppure predisporre un ricovero al coperto, dotato dell'attrezzatura per piccole riparazioni, come un compressiore per il gonfiaggio gomme e una cassetta degli attrezzi per le microriparazioni (intervento ottimo). Analogo discorso sulla necessità di cambiarsi una volta giunti al lavoro. Il minimo è un locale dedicato, meglio se fornito di armadietto e stenditoio. Il top è la possibilità di farsi una doccia.
Un altro aspetto fondamentale è legato agli incentivi. Se oggi c'è anche il bonus mobilità istituito dal Governo, che prevede un contributo pari al 60% per cento della spesa sostenuta (contributo massimo 500 euro) per l’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, molto possono fare le aziende, incentivando l'acquisto con sconti e convenzioni, o ancora meglio acquistando bici aziendali per i dipendenti. Le aziende possono poi intervenire in termini di sicurezza, istituendo una polizza RC dipendenti per spostamenti in bici. Proprio la sicurezza è un tema fondamentale anche nel bike-to-work: ricordiamo che dal 2016 l'INAIL riconosce l’infortunio in itinere per chi sceglie di andare al lavoro in bicicletta.
L'ultimo aspetto trattato è una adeguata comunicazione. Informare e incentivare i dipendenti sui vantaggi del bike-to-work è la base per valorizzare questa buona pratica. L'azienda può fare molto di più, in termini di mobility management: ad esempio predisponendo una mappa di percorsi ciclabili del circondario, o ancor meglio confrontandosio con le aziende vicine e il Comune per individuare tutte le strategie idonee per favorire gli spostamenti a due ruote.