Fin dall’Età Classica l’uomo cercò di catturare il sole per riscaldarsi e illuminare gli ambienti. In questo modo l’urbanistica divenne una vera e propria scienza basata sull’energia rinnovabile
Un’adeguata progettazione dell’abitazione garantisce il massimo comfort per gli abitanti e riesce a sfruttare al meglio l’energia del sole. Possiamo scriverlo oggi, tentando di descrivere in poche righe la smart home. Eppure un discorso simile è stato pronunciato circa 2500 anni fa da uno dei padri della filosofia, Socrate che, come riporta Senofonte, tracciò l’identikit della perfetta casa solare: rivolta a sud, di modo tale che in inverno la luce del sole penetri sotto la veranda coperta e illumini le stanze principali mentre in estate il tetto mantenga ombreggiata la casa. Le indicazioni per i costruttori sono allo stesso modo molto chiare: «Costruisci le stanze principali sul lato nord e aperte a sud. Costruiscile più alte di qualsiasi struttura secondaria che possa impedirne l’esposizione a sud, cosicché possano catturare il basso sole invernale».
Le preoccupazioni di Socrate sono in realtà lo specchio di un’epoca che per sua natura necessitava del miglior utilizzo della luce solare, come fonte di riscaldamento degli ambienti e come sorgente di illuminazione delle case. Certo, esistevano le lampade ad olio ma il carburante era molto costoso, così come il riscaldamento a legna presupponeva un trasporto di legname certo non semplicissimo nella Grecia classica. Il sole, invece, già allora veniva percepito come una straordinaria fonte di energia, da sfruttare nel miglior modo possibile.
I Greci, popolo di grandi architetti e urbanisti, arrivarono a progettare alcune città anche in base all’orientamento del sole. Una delle più famose fu Olinto, riedificata nel IV secolo AC su un altopiano dopo un lungo assedio, aveva strade che si intersecavano perfettamente ad angolo retto e ospitavano case a schiera che avevano i muri a nord spessi e di argilla, per mantenere al meglio il calore al proprio interno, e gli ambienti a sud più ampi con un portico che dava su un cortile capace di catturare la luce del sole al tramonto, quella che permette di dare l’ultimo contributo in termini di calorie per la lunga notte.
Anche i materiali da costruzione dovevano fare la loro parte: i pavimenti in terra battuta e le pareti di argilla rilasciavano man mano il calore accumulato durante il giorno.
Dove, per ragioni di conformazione del territorio, fosse impossibile costruire il reticolo perfetto, gli architetti greci erano spinti a trovare comunque una soluzione "solare", come quella espressa dalle terrazze di Delo che servivano principalmente per posizionare gli ambienti principali a sud.
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Terme RomaneI Romani furono ancor più determinanti nello sviluppo di una architettura del solare. Per un motivo molto semplice: qui il fabbisogno di combustibile era ancor più elevato che in Grecia. Le grandi ville avevano spazi enormi e le Terme necessitavano di molto calore. Un’abitazione patrizia per essere adeguatamente riscaldata aveva un fabbisogno di legna che poteva aggirarsi in un quintale l’ora. Se fino ai primi anni della Repubblica l’espansione aveva garantito un buon apporto di legname dal resto della Penisola, con la Roma Imperiale fu necessario trovare altre soluzioni. Gli architetti romani, memori degli studi Greci, puntarono sul sole potendo contare anche sulla più straordinaria invenzione in ambito di efficienza energetica almeno fino all’età moderna: il vetro piano trasparente.
Sul suolo italiano è avvenuto nel passato il maggior numero di scoperte e applicazioni dell’energia solare che in qualsiasi altra parte del mondo John Perlin - storico
Questo, che noi oggi diamo per scontato, fu la grande rivoluzione dell’edilizia romana permettendo di far entrare negli ambienti la luce e il calore del sole e sbarrando contemporaneamente l’accesso all’aria fredda. Il vetro servì ai Romani per costruire serre che fornivano energia sotto forma di frutta e verdura. Soprattutto però utilizzarono il sole per garantire la luce e il calore ideale alle Terme. Gli archeologi hanno calcolato che grazie all’orientamento degli edifici e all’utilizzo del vetro i Romani traevano gran parte del riscaldamento degli ambienti termali (che loro volevano caldissimi) proprio dal sole, anche nelle giornate autunnali, sfruttando le cosiddette “ottobrate” che ancora oggi sono foriere di tante gite fuori porta.
Villa Cornaro (1552) di Andrea PalladioIl celebre architetto Palladio, nel IV secolo DC, consigliava poi di posizionare le camere sopra le terme così da sfruttare il calore del soffitto ma anche di posizionare vetri nei magazzini per non far coagulare l’olio d’oliva. Anche sui pavimenti e sui rivestimenti si continuò a lavorare per cercare le soluzioni più calde come detriti sotto e battuto di sabbia scura sopra per mantenere la temperatura. La scienza dell’efficienza energetica era già cominciata allora.