Evolvere e RSE firmano uno dei primi progetti in Italia che permette di coniugare efficienza energetica, risparmio e sostenibilità
L’autoconsumo collettivo rappresenta oggi una delle massime espressioni della generazione distribuita, tanto più importante in Italia dove il modello condominio è una delle principali soluzioni abitative. Grazie all’autoproduzione e all’autoconsumo di energia elettrica, quest’ultimo passa dall’essere un edificio fortemente energivoro, come accade in un gran numero di casi, a diventare una realtà virtuosa dove, in una dimensione geografica ben definita, consumi e produzione tendono ad armonizzarsi. Vediamo come.
Il quadro normativo
Nel febbraio 2020 un emendamento al Decreto Milleproroghe, convertito nella legge 8 del 28 febbraio 2020, ha permesso di recepire, almeno parzialmente la Direttiva europea RED II aprendo di fatto la strada alla possibilità di costituire comunità energetiche rinnovabili secondo due modelli principali: i gruppi di autoconsumo collettivo (AC), di cui fanno parte i condomìni, e le comunità energetiche rinnovabili (REC) propriamente dette cioè libere associazioni di consumer e prosumer a livello della stessa cabina elettrica. Nel caso del condominio, la normativa prevede estensione dell’autoconsumo dalle parti comuni dell’edificio ai singoli appartamenti che manterranno, però, un proprio punto di accesso alla rete (non è ammessa la costituzione di reti private) anche se dal punto di vista elettrico lo stabile sarà trattato come un unico soggetto.
A questa prima normativa di carattere generale sono seguiti decreti attuativi e soprattutto la definizione delle regole tecniche da parte di GSE e ARERA. Fondamentale, in questo percorso, il pronunciamento del MISE che a settembre 2020 ha fissato la tariffa incentivante per l’autoconsumo elettrico collettivo, alternativa agli incentivi attualmente previsti e/o al meccanismo dello scambio sul posto. Questa, per la prima volta in Italia, promuove l’utilizzo dello storage.
Il progetto di Evolvere a Napoli
In questi mesi di definizione delle regole, però, è stato possibile dare spazio a un’ampia progettualità che, per quanto riguarda Evolvere, si è concretizzata nella risposta a un bando di RSE (Ricerca sul sistema energetico), società controllata dal GSE (Gestore servizi energetici) avente come oggetto proprio l’autoconsumo elettrico collettivo. Una volta individuato il soggetto adatto cioè un condominio di via Dalì a Napoli, già dotato dei contatori di nuova generazione 2G, è stato possibile, nella primavera 2021, dare il via a una serie di interventi che mirano a incidere profondamente sul profilo energetico dello stabile. Il primo passo, naturalmente, consiste nell’installazione di un impianto fotovoltaico di 10 kWp chiamato a rispondere al fabbisogno elettrico per i servizi comuni (ascensore, illuminazione scale, etc..), e per i singoli condomìni che avranno deciso di aderire (ad oggi, circa il 50%).
A questo sono stati affiancati un sistema di storage con batteria al litio da 12 kWh, necessaria per massimizzare l’autoconsumo, e i data-logger, utili alla misurazione, al controllo dei consumi ora per ora e, a tendere, anche alla ripartizione dei benefici dell’autoconsumo collettivo. Conclusa questa fase, tuttora in corso, seguirà un periodo di verifiche tecniche e l’allacciamento alla rete che porterà, con tutta probabilità, all’avvio della fase produttiva entro la fine dell’estate. "In questo momento - spiega Franco Giampetruzzi, Head of Operation&Innovation di Evolvere - stiamo mettendo a punto sia la fase tecnica di installazione sia quella amministrativa con l'accreditamento presso il GSE che sarà chiamato a riconoscere gli incentivi previsti dal MISE".
Autoconsumo elettrico collettivo: ecco perché conviene
I vantaggi di una configurazione come quella di Napoli sono molteplici. "Una parte di energia prodotta dall'impianto fotovoltaico condominiale - spiega sempre Giampetruzzi - viene utilizzata direttamente dal condominio per i consumi nelle parti comuni, secondo quella che fino a poco tempo fa era la configurazione standard degli impianti fotovoltaici condominiali. Un'altra parte, quella di energia non consumata e non accumulata, viene immessa in rete e remunerata secondo i prezzi di mercato. La terza parte - ed è quella più interessante e innovativa- riguarda l'energia condivisa. Quando c'è concomitanza tra immissione di energia in rete dal condominio e prelievo dalla rete da parte dei singoli condòmini, si può parlare di energia condivisa. Su questa quota sarà riconosciuto l’incentivo previsto dal MISE".
Una quota che viene ulteriormente ampliata grazie all'utilizzo dello storage: "Quando l'impianto fotovoltaico non produce, come durante la notte, i condòmini continuano a consumare. Contestualmente la batteria immetterà in rete l'energia elettrica accumulata durante il giorno, facendo rientrare questi consumi nell' autoconsumo elettrico collettivo". Il beneficio economico sarà duplice: abbassamento dei costi di alimentazione per quanto riguarda le parti comuni dell'edificio, grazie all'energia consumata direttamente, e risparmio sulle bollette dei singoli condòmini grazie alla tariffa incentivata per l'energia condivisa.
Il progetto di Napoli serve quindi a testare un modello che nel prossimo futuro potrà trovare ampia applicazione, proprio per la sua sostenibilità ambientale ed economica: da un lato infatti edifici meno energivori sono anche meno inquinanti, dall'altro, grazie al risparmio derivante dall'autoconsumo e dall'energia condivisa, l'investimento iniziale del condominio, che tuttora gode anche della detrazione del 50% per le Ristrutturazioni Edilizie, potrà essere assorbito in pochi anni. Considerando la durata media di un impianto fotovoltaico, quindi, sarà poi possibile goderne i vantaggi per un periodo di tempo più che decennale.