Questa tecnologia che monitora e certifica ogni passaggio facilita lo scambio di energia con la rete e all'interno della comunità energetica rinnovabile

La blockchain è una tecnologia pervasiva che, nell'ultimo decennio, è riuscita a conquistare campi differenti, dalla finanza con il fenomeno delle criptovalute, all'arte con l'introduzione degli NFT che rappresentano la nuova frontiera del diritto d'autore e della sua tutela in rete. Ogni giorno assistiamo a sue nuove applicazioni, però il meglio potrebbe già essere sotto i nostri occhi e riguardare da vicino le nostre case e il nostro modo di vivere l'energia. La blockchain potrebbe cambiare i rapporti in atto all'interno della rete energetica Certo, se pensiamo al bitcoin il rapporto con l'energia non è dei migliori, anzi. La criptovaluta è da tempo sul banco degli imputati per l'eccessivo consumo energetico: è stato calcolato, infatti, che per effettuare una singola transazione di bitcoin è necessaria una quantità di energia elettrica capace di alimentare una casa per un mese, mentre l'estrazione dei bitcoin, ad oggi, pesa in termini energetici più di una nazione delle dimensioni dell'Irlanda. Insomma, si tratta di un consumo enorme, sostenibile solo perché al momento il numero di transazioni è abbastanza limitato. Se il bilancio bitcoin-energia è in perdita, la situazione si ribalta quando pensiamo all'applicazione della blockchain nella gestione dei flussi energetici e degli scambi all'interno della rete. Per spiegarne il funzionamento, dobbiamo fare un passo indietro, tornare alla definizione base di blockchain come sistema distribuito per certificare le transazioni per poi applicare questo concetto al settore energetico.

smart-grid.jpgBlockchain ed energia: a che punto siamo

Nell'immaginario comune il modello di distribuzione dell'energia è quello di una stella, con al centro l'utility (l'azienda) che distribuisce energia alle singole utenze (le punte della stella). È un sistema che prevede un solo attore attivo e una serie di utenze passive. Con l'avvento della generazione distribuita, ogni singolo utente può assumere un ruolo attivo diventando prosumer, capace di produrre energia egli stesso (ad esempio grazie al fotovoltaico) per l'autoconsumo condividendo con la rete quanto non autoconsumato. Da punta terminale di un sistema, diventa dunque nodo di una rete. In questo, la blockchain può assumere un ruolo cruciale perché permette di certificare quando un nodo, dotato di apposita tecnologia (installata su un contatore), acquisisce energia o la immette.
Possiamo quindi pensare a una rete sempre più grande (potenzialmente infinita) di piccoli produttori che si scambiano energia tra loro? Non ancora. La rete attualmente non è ancora in grado di autoregolarsi: non tutti sono prosumer e la legislazione non si è ancora adeguata. Il prosumer entrerà a far parte di un sistema certificato tramite il modello blockchain Ecco allora l'intervento di un aggregatore - in questo caso Plenitude+Evolvere - capace non solo di distribuire energia agli utenti (come fa una qualsiasi utility) ma anche di contabilizzare in modo puntuale lo scambio dei flussi energetici. In pratica, l'aggregatore darà o riceverà energia dai nodi, eviterà squilibri e black out e potrà immettere su un mercato più ampio l'energia prodotta in eccesso dalla sua rete, vendendola al miglior prezzo. L'insieme dei prosumer si comporterà dunque come una centrale elettrica diffusa su più nodi. Avete presente il vecchio detto: “goccia a goccia si fa il mare”? Il concetto, traslato sull'energia, sarà lo stesso. 

Blockchain e fotovoltaico

Il nostro percorso con la blockchain è iniziato già nel 2018 attraverso E-Prosume, start-up nata dalla joint venture tra Evolvere e Prosume, società del gruppo Mangrovia specializzata nello sviluppo della blockchain in ambito energetico. Questa ha permesso di introdurre all'interno dell'hub digitale Eugenio le tecnologie necessarie a interfacciarsi con l'inverter che nei modelli più avanzati può essere integrato proprio dalla blockchain. La blockchain diventa così una parte dell'ecosistema digitale e intelligente rappresentato dalla casa del nostro prosumer.  Il flusso di energia viene controllato da un energymeter (contatore intelligente di energia) connesso alla rete domestica che comunica i dati all'hub digitale e al cloud. La blockchain servirà per facilitare lo scambio di energia nella comunità energetica Il campionamento dell'energia, in entrata come in uscita, può essere attuato in real time e tutte le transazioni possono essere tracciate e certificate attraverso la blockchain seguendo le regole di ingaggio di uno smart contract, un protocollo informatico in grado non solo di dettare queste regole, come i contratti tradizionali, ma di dargli anche attuazione. Un ecosistema digitale capace di integrarsi in una smart grid, intesa come infrastruttura tecnologica della CER comunità energetica rinnovabile. In questo contesto la contabilizzazione dei flussi in entrata e in uscita diventa fondamentale anche per quanto riguarda la distribuzione degli oneri derivanti dalla vendita dell'energia prodotta dalla CER e degli eventuali incentivi come quelli attualmente previsti per l'autoconsumo collettivo. Un complesso transito di dati e veri e propri big data in cui l'utilizzo della blockchain può diventare determinante.  

 

Per approfondimenti sul tema rimandiamo al libro “Orizzonti del diritto dell’energia” – Innovazione tecnologica, blockchain e fonti rinnovabili” (Editoriale Scientifica, 2020) e in particolare al capitolo “La potenzialità della tecnologia Distributed Ledger e degli Smart Contracts applicata ai Local Energy Markets per lo scambio di flussi energetici” scritto da Domenico Cimmino,  R&D and Innovation Manager per Plenitude + Evolvere e co-estensore di questo articolo.