La filiera si smaterializza grazie a IoT e Blockchain. Una piccola rivoluzione tecnologica diventa il più grande avversario delle agromafie
Sofisticazioni alimentari, pirateria e agromafie fanno segnare annualmente un giro d’affari pari a quello delle attività regolari. Al danno economico si somma - ed è questo l’aspetto più inquietante - il pericolo per la nostra salute di consumatori.
Un sistema difficile da contrastare con le norme e i controlli attuali che però potrebbe essere scardinato dalla tecnologia, grazie alla blockchain e all’IoT. IBM ha inserito l’utilizzo della blockchain nel settore alimentare come una delle cinque tecnologie che cambieranno il nostro modo di nutrirci. I primi a crederci sono le grandi imprese della GDO che stanno investendo cifre record nella ricerca, con l’obiettivo di creare un ecosistema digitale capace di comprendere l’intera filiera.
Pane al pane, blocco al blocco
Partiamo da un caso reale: uno yogurt. Il punto di partenza della catena di blocchi sarà nella stalla dove viene raccolto il latte. Già a questo primo livello i dati sono molteplici: dati sanitari e amministrativi della stalla; dati riferiti all’animale; dati riguardante la raccolta del latte, come tecnologie utilizzate e orari. A questi si aggiungono i primi controlli sanitari.
Arriva il camion per il trasporto: la catena un altro blocco che certifica orari, metodologie di trasporto, dati del vettore. Il carico arriva al centro di lavorazione: la catena si allunga con nuovi controlli sul latte, dati della lavorazione, dati riguardanti eventuali ingredienti semplici, come i fermenti utilizzati o più complessi, come la frutta che a sua volta sarà arrivata al centro di produzione portando con sé altri blocchi.
Una volta che il prodotto è finito seguono il controllo finale e la spedizione con la loro mole di informazioni. Una volta che lo yogurt è giunto al punto vendita, qui sono fatti nuovi controlli da inserire nella catena che a questo punto finirà fino al consumatore che può prendere dal frigo del supermercato lo yogurt e, con uno smartphone, controllare i passaggi salienti della filiera.
I vantaggi? Del nostro yogurt possiamo sapere tutto. Se ci fosse un problema a qualunque punto della catena potremo intervenire immediatamente. Le frodi sarebbero pressoché impossibili.
A tanti vantaggi corrispondono altrettante difficoltà. Immaginiamo una stalla in Germania, un trasportatore italiano, frutta dalla Spagna e una catena di distribuzione in Francia. Tutti i dati dovranno essere tradotti in un linguaggio comune (un linguaggio sì numerico ma capace di rispettare certi standard), depositati via via e essere resi immediatamente verificabili da ogni nodo della catena.
Come faranno i produttori più piccoli ad adattarsi? Come si concilieranno queste nuove esigenze con packaging ed etichettatura? Come sarà possibile per le aziende condividere tutto e nel frattempo proteggere i dati? Sono tutte domande a cui stanno cercando di rispondere diversi servizi nati proprio per semplificare questo passaggio.
Il caso italiano del vino
In Italia la cantina Volpone con la collaborazione delle start up EY Italia e EZ lab sta applicando questo processo di certificazione al vino. Gli attori sono tre: il produttore, un’azienda che si occupa della blockchain e un’altra che invece, attraverso l’IoT, sperimenta la segnatura automatica dei vari passaggi, dalle pratiche agronomiche ai dati della vendemmia fino alle operazioni di cantina e all’imbottigliamento.
L’automatismo di questi processi sgraverebbe così il produttore da tutte le incombenze. Paradossalmente un processo così complesso sulla carta potrebbe anche semplificare enormemente tutto quello che oggi deve essere compilato e conservato dai singoli attori della filiera. Non più registri che si accumulano ma un unico registro virtuale dematerializzato. La sburocratizzazione come positivo effetto collaterale che nessuno si aspettava.
Facciamo, però, ancora un passo oltre: questa bottiglia - ma anche il vasetto di yogurt - arriva nel nostro frigo. Sempre tramite l’IoT potrà tenere sotto controllo le scadenze, comunicarle al nostro home gateway manager che a sua volta ci farà sapere quando consumarlo, evitando questo spreco, ma sarà anche in grado di fornirci ulteriori informazioni sul suo smaltimento, rendendolo così completamente riciclabile e a impatto zero sull’ambiente.
Stiamo correndo troppo? L’applicazione della blockchain al settore alimentare è già in fase avanzata di sperimentazione e lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico ha aperto un canale dedicato. L’IBM ha segnato una data per l’applicazione della blockchain all’intera filiera alimentare: 2024. Solo cinque anni per fare passi da gigante.
Noi di Evolvere cinque anni fa non esistevamo neppure, oggi stiamo mettendo a punto - e siamo in una fase molto avanzata - un sistema per certificare le transazioni energetiche tra privati tramite la blockchain. Chi sta correndo troppo?