L’aumento anomalo dei picchi di calore connesso al climate change ha reso l’estate 2022 una delle più bollenti. Qual è il prezzo del troppo caldo?
Caldo record è un’espressione che abbiamo letto molte volte sui giornali di questa estate, al punto da diventare quasi la normalità. Eppure è un’espressione che dovrebbe metterci in allarme per l’impatto devastante sulla nostra vita quotidiana e sul nostro corpo. Vediamo, numeri alla mano, di cosa si tratta, cosa possiamo aspettarci e quali sono gli effetti sul nostro corpo.
Caldo record: cosa significa
Il cambiamento climatico ha reso molto più frequenti gli eventi atmosferici estremi, dalle piogge improvvise e torrenziali alle giornate con clima torrido. Queste ultime sembrano essersi moltiplicate negli ultimi mesi: una sensazione erronea o una realtà suffragata dai numeri? Vediamo.
Nei primi sette mesi dell’anno il 2022 con una temperatura superiore di +0,98 gradi rispetto alla media si è classificato come il più caldo di sempre. Anche gli eventi di caldo estremo non sono mancati: maggio, secondo l’analisi 3bmeteo è stato sui medesimi valori del terribile 2003 così come giugno che si è classificato di pochissimo al di sotto dell’estate più terribile di sempre. Luglio 2022 ha superato il 2003 (ma non il 2015), però per alcune regioni come nel Nord Italia, è stato il più caldo mai registrato. Se guardiamo solo agli eventi estremi - insomma, i record - tutti i picchi si situano in un arco temporale abbastanza breve. Il 12 agosto 2021 i 48,8°C di Floridia in Sicilia hanno segnato la temperatura più alta mai registrata in Europa (quest’anno però il 27 e 28 giugno nelle stesse zone si sono toccati i 46 °C). Pochi giorni prima a Norilsk nell’Artico siberiano il termometro era arrivato a toccare i 32°C di giorno (e i 20 °C di notte).
A Miyazaki, in Giappone, i 36,1°C del 23 giugno segnano il record assoluto. Nello Xinjiang, in Cina, invece sfiorato il record di sempre nella depressione di Turfan con 46,5°C. Negli Usa in dodici stati sono stati superati i record. Nel subcontinente indiano la temperatura è stata letteralmente bollente: 49° C a Nuova Delhi e 51° a Jacobabad. Numeri che fotografano una dura realtà: le ondate di calore, al pari degli uragani, sono molto più probabili di un tempo. In Asia, ad esempio, fino a 30 volte di più. Vivere nel caldo estremo sarà la nuova normalità? Non proprio perché difficilmente potremmo sopravvivere. E non è la trama di un film apocalittico.
Temperatura e record: quando fa troppo caldo
Un parametro universale di sopportazione del caldo estremo non esiste. È impossibile determinare con certezza quando arrivi il troppo anche se alcuni studi - oggi usati come punto di riferimento - hanno provato a calcolare il limite del “bulbo umido” intendendo con questa espressione la combinazione di calore e umidità. Una volta toccato questo limite, infatti, il corpo non riesce più a esercitare efficacemente l’attività termoregolatrice della sudorazione e, in pratica, va in ebollizione. Questo limite è più basso di quanto si possa pensare: secondo Science Advances 35° di bulbo umido, ad esempio, si raggiungono a 40° C di temperatura e umidità al 75%.
Stime più recenti abbassano ulteriormente il limite, ponendolo poco sopra i 31° di bulbo umido. Raggiunto quel punto cosa accade? Il classico "colpo di calore" che tutti noi possiamo aver provato, che spazia dal calo di pressione per arrivare, nei casi più estremi e prolungati, alla morte. Questa può avvenire in una trentina di modi diversi, ecco perché è molto difficile capire dalle statistiche quanti già oggi siano i “morti di caldo”. Del resto il nostro corpo, ci ricorda Alessio Giacometti in una approfondita analisi su IlTascabile, si è evoluto per vivere in una temperatura media compresa tra 11° e 15° C. Quella italiana media, per avere un raffronto, è 12 °C. A far paura sono, però, queste giornate di caldo intenso, anomalo a cui è esposto già oggi il 30% circa della popolazione mondiale per almeno 20 giorni l’anno. Una percentuale che è destinata a raddoppiare da qui a fine secolo, complice il riscaldamento globale.
Come resistere al caldo estremo
La risposta di primo acchito è semplice: la climatizzazione, che ha reso sopportabile la vita in vaste zone del pianeta soprattutto nelle aree urbane. La soluzione, però, non può essere applicata ovunque e non funziona all’esterno. Inoltre i climatizzatori, nonostante la tecnologia attuale sia improntata all'efficienza energetica, sono ancora strumenti energivori e per essere a impatto quasi zero dovrebbero essere alimentati da energie rinnovabili.
La combinazione con l’impianto fotovoltaico si conferma perciò ideale, sia dal punto di vista della sostenibilità, sia da quello economico. Insomma, stare al fresco potrebbe essere un motivo in più per diventare prosumer. Altrettanto importanti gli interventi sull’abitazione, come l’isolamento termico e l'installazione di schermature solari, e sull’urbanistica delle città con la piantumazione di alberi e la creazione di corridoi verdi.
Nell'attesa di rivoluzionare la nostra abitazione, possiamo mettere in pratica alcune strategie di buon senso e prendere ispirazione dai gatti, fermi come Sfingi negli angoli più freschi della casa, in attesa di tempi (e temperature) migliori.