A fine decennio le colonnine ricarica auto elettriche potrebbero superare quota 4 milioni, diventando un tassello importante delle CER
Quanto conta la mobilità sostenibile nella strategia di decarbonizzazione? Molto, se pensiamo che il settore dei trasporti è il secondo per emissioni di gas serra a livello mondiale e il 75% di queste si devono addebitare al trasporto su strada. Ecco perché incentivi e comunicazione si stanno concentrando in questo segmento e ormai, sempre più spesso, possiamo scorgere nuovi stalli dotati di colonnine ricarica auto elettriche.
I numeri
Il continente europeo rappresenta a oggi il maggior mercato mondiale: secondo i dati raccolti nello Smart Mobility Report 2021 dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, nel 2020 sono stati 1,4 milioni i veicoli elettrici immatricolati, con una crescita del 137% rispetto al 2019. In Italia nello stesso periodo di tempo sono state immatricolate 59.875 auto elettriche (+251% rispetto all’anno precedente), secondo un trend che si è ulteriormente rafforzato nel 2021. A settembre di quest'anno infatti le vendite erano già oltre quota 100mila, spinte anche da una politica di incentivi che è stata ulteriormente rafforzata nell’ultimo biennio.
Anche il numero dei punti di ricarica auto elettriche cresce proporzionalmente: a luglio 2021 si stimano circa 21.500 pubblici e privati ad accesso pubblico e 24.000 privati. Di questi ultimi il 75% è costituito da wallbox, favorite anche dal Superbonus 110% che annovera l'installazione di colonnine per la ricarica dell'auto elettrica tra gli interventi trainati. Numeri importanti, tuttavia ancora molto distanti dalle stime che prevedono, a fine decennio, dai 2 ai 4 milioni di colonnine ricarica auto elettriche private. Cosa potrebbe accadere nel frattempo per arrivare a questo risultato?
Le previsioni
Gli esperti del Politecnico di Milano hanno analizzato tre diversi scenari:
- lo scenario Business-as-usual (BAU) secondo cui l’incremento procederà in maniera inerziale rispetto a quello che sta accadendo ora, senza particolari politiche di sviluppo. In questo contesto avremo non più di 4 milioni di veicoli elettrici circolanti al 2030 e circa 57mila punti di ricarica pubblici e 2,2 milioni privati;
- il secondo scenario, più probabile, è quello chiamato Policy-driven (POD) per cui saranno raggiunti gli obiettivi fissati ad oggi dal PNIEC e quelli di vendita perseguiti dalle grandi case automobilistiche. Si tratterebbe di 6milioni di autovetture elettriche circolanti con 67mila stazioni di ricarica pubbliche e 3milioni e 200mila private;
- terzo scenario, quello più ottimistico, il Decarbonization (DEC), che prevede un’accelerazione sugli obiettivi di decarbonizzazione e importanti politiche di sostegno della mobilità elettrica. In questo caso potremo veder circolare circa 8milioni di veicoli elettrici a fronte di 83.000 stazioni di ricarica pubbliche e, per l’appunto, circa 4milioni di private.
Uno scenario complesso, anche da interpretare, in cui giocheranno un ruolo chiave le innovazioni tecnologiche e le decisioni politiche. Numeri che si declineranno nella nostra vita di tutti i giorni in un rapporto differente con l’utilizzo dell’auto e dell’energia elettrica, da considerare con attenzione perché strettamente connessi alla diffusione di fotovoltaico e storage e allo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili.
Un nuovo modo di fare il pieno
Nonostante già oggi siano disponibili dispositivi fast charge e la tecnologia renda sempre più rapido il processo di ricarica, il nostro atteggiamento verso il rifornimento è destinato a cambiare profondamente. Se attualmente tendiamo a rifornirci solo all’approssimarsi della riserva, nel prossimo futuro, probabilmente, ricaricheremo l’auto come facciamo con lo smartphone, secondo l'efficace immagine scelta da Aldo Cattaneo su SolarB2B. Quindi non ricarica a batteria esaurita, ma in ogni momento possibile, cercando di sfruttare al massimo i tempi di stallo, nel garage di casa, nel parcheggio aziendale, durante la sosta al ristorante o al centro commerciale.
Ricaricare l’automobile però significherà anche aggiungere un tassello alla digital energy, perché lo scambio di energia dovrà essere misurato, contabilizzato e remunerato nell’immediato. Non solo: l’impianto dovrà poter modulare l’erogazione della potenza in base al numero di veicoli collegati (pensiamo al parcheggio di un supermercato nelle ore di punta) o, se tra le pareti domestiche, sulla base degli apparecchi connessi e sul consumo istantaneo di energia.
Fondamentale il rapporto con il fotovoltaico perché la ricarica dell’auto elettrica rappresenta un modo di aumentare l’autoconsumo, massimizzando i vantaggi anche economici: l’energia autoprodotta che, attraverso la stazione domestica, ricaricherà la batteria, infatti, non costerà nulla. Perché questo sia realizzabile, però, la ricarica dovrà avvenire in coicidenza del picco di produzione dell'impianto fotovoltaico o, comunque, dovrà basarsi su un rapporto simbiotico con impianto fotovoltaico, storage e sistemi per la digital energy in modo che i carichi siano mixati in modo efficace. La nostra auto, però, avrà un ruolo importante anche nei confronti della rete e della Comunità energetica: la batteria, secondo la tecnologia Vehicle-to-Grid (V2G), può diventare una riserva di energia per la rete e, a sua volta, una ulteriore opzione di stoccaggio nei momenti di maggior produzione.
Se oggi la rete che ci troviamo ad analizzare è quella stradale, a breve ci abitueremo a immaginare il nostro veicolo all’interno di una smart grid, come parte integrante della rete tra prosumer. Un tassello fondamentale, insieme a smart city e digital energy, delle prossime Comunità Energetiche Rinnovabili.