Stand by e non solo: per #evolvereyoung ecco come scovare i consumi che non vediamo tra gli apparecchi elettronici
Avete presente quella lucina rossa accesa sotto il televisore che per anni ha rappresentato l’incubo di genitori e nonni? Rientra tra i cosidetti consumi elettrici in stand by, a cui è stato imputato fino al 11% del consumo complessivo di elettricità di una casa. Una vera enormità.
Partiamo, però, da una buona notizia: la situazione nell'ultimo decennio è nettamente migliorata, merito soprattutto della Direttiva 2009/125/CE, nota come ErP (Energy related Products) che è stata alla base di una serie di misure attuative negli anni successivi capaci di modificare profondamente il settore. Sono state il caposaldo per la progettazione di elettrodomestici e di apparecchiature elettroniche sempre più ecocompatibili, ponendo limiti ben precisi anche ai consumi in stand by.
I limiti per lo stand by
Per poter apporre il marchio CE e quello Energy Star infatti l'asticella dello stand by è stata fissata a 1 W per gli apparecchi senza display informativo e 2 W per quelli con display, ulteriormente abbassata nel 2013 a 0,5 W e 1 W. Sempre in questo ambito, a partire dal 2013, è stato introdotto l’obbligo di dotare gli apparecchi nuovi di meccanismi di risparmio energetico e di stand by automatico che ne limitino i consumi nel caso rimangano accesi.
Questo però non ci deve far dimenticare che anche noi possiamo dare una mano al risparmio energetico di casa, bloccando questi consumi nascosti. Come? Spegnendo - quando possibile - gli apparecchi che non si stanno utilizzando. In questo caso una multipresa con interruttore rappresenta la soluzione più semplice e conveniente.
Quanto consuma la spia del televisore?
La lotta ai consumi elettrici in stand-by, però, può andare ancora oltre e cominciare fin dalla scelta dell'apparecchio elettronico. Partiamo dalla televisione, il pezzo più voluminoso esteticamente, ma non dal punto di vista energetico. L’assorbimento in stand by è, infatti, ormai molto basso (in media 0,2 W) e anche durante il funzionamento, nonostante le luci, i suoni e i colori, l’incidenza è minoritaria.
Per fare una proporzione (dati SvizzeraEnergia): un moderno televisore a LED di classe A+ da 40 pollici assorbe circa un terzo dell’energia rispetto a un modello a tubo catodico con diagonale di 67 cm.
I LED a loro volta consumano meno dell’LCD perché cambia la tecnologia di retroilluminazione dello schermo. Inoltre a parità di tecnologia e classe energetica, quello che farà la differenza è la grandezza dello schermo: più è grande, più crescono i consumi.
Quanto consuma lo screensaver del pc?
Se il nostro sguardo cade invece sul PC, c’è una cosa che possiamo fare immediatamente per risparmiare energia: togliere lo screensaver.
Nati ai tempi del tubo catodico come soluzione per evitare di bruciare i fosfori dei pixel dello schermo, oggi i salvaschermo hanno solo una funzione estetica ma aumentano i consumi e, in alcuni casi, possono bloccare lo stand by. Inoltre, anche la tipologia di computer fa la differenza: un notebook ha un consumo energetico cinque volte minore rispetto a un fisso.
Quanta energia consuma la ricarica di un cellulare?
Lo smartphone, tra gli apparecchi elettronici che usiamo di più, è probabilmente quello che consuma meno: in media, caricandolo tutti i giorni, solo 5 kWh l’anno. Il tablet poco di più. A questo dato, però, va sommato il consumo che non vediamo, cioè quello necessario per la connettività che “pesa” globalmente sull’ambiente molto di più.
Basti pensare che il funzionamento della rete internet, con le infrastrutture ad essa connesse, assorbe circa il 4% della produzione elettrica mondiale.
Consumi console dei videogiochi
In ottica consumi elettrici in stand-by diverso è il caso delle console per videogiochi che hanno un consumo variabile anche in base alle ore di gioco effettive e all’utilizzo dei controller. Il progetto KDZ Energy di Enea suggerisce in proposito di attivare le impostazioni di risparmio energetico e, se esiste, la funzione di spegnimento automatico dei controller.
Quindi di aggiornare sempre il software di sistema, collegare la console direttamente al televisore e non usarla per trasmettere in streaming.
Inoltre, se siete interessati a conoscere più nello specifico i consumi della vostra postazione di gioco, potete consultare i dati che i produttori mettono a disposizione sulla base del The Games Consoles Voluntary Agreement, l’accordo firmato tra i maggiori produttori mondiali che ha l’obiettivo di ridurre l'impatto ambientale delle console di gioco durante il loro ciclo di vita, sia in fase di progettazione e costruzione sia in fase di funzionamento.
L'effetto rebound e la sfida per l'efficienza energetica
Tutto questi sforzi, però, da soli potrebbero non bastare: colpa dell’effetto rebound che, in un periodo medio lungo, rischia di vanificare gli effetti della maggior efficienza energetica ottenuta dalle nuove tecnologie. Infatti, se da un lato abbiamo a disposizione apparecchi sempre più virtuosi dal punto di vista dei consumi, dall’altro ne possediamo sempre di più. Chiedete ai genitori di descrivervi il salotto o la sala giochi della vostra casa nel Duemila e guardatela ora, vent’anni più tardi. Noterete come nel frattempo si sia popolata di caricatori attaccati alle prese, notebook, stampante, tv, stereo, console per videogiochi e così via. Tutti questi, pur consumando di meno, consumano comunque: non dimentichiamolo.
Le nostre strategie quotidiane sono importanti e i dati sull'efficientamento energetico raggiunto ad oggi ne sono una prova. Ma da sole non sono sufficienti. Sono la tessera di un mosaico complesso, che spazia da quello che mettiamo nel piatto alla scelta di alimentare l’abitazione con energie rinnovabili come il fotovoltaico fino alla sostituzione degli impianti di climatizzazione invernali o alla coibentazione degli ambienti. L'insieme delle azioni, in questo caso, è più importante della somma dei singoli elementi.
E, per fortuna, anche dell'effetto rebound.