Guerra e cambiamento climatico pongono in evidenza il tema dell’accesso all’energia pulita. La risposta delle comunità energetiche.
Che cos'è la povertà energetica? |
Come contrastare la povertà energetica? |
Lotta alla povertà energetica: le comunità energetiche |
Crisi ecologica e guerra hanno un unico denominatore comune: l’energia. In questo drammatico inizio 2022 l’uso delle fonti di energia si è trovato, come non mai, al centro del dibattito internazionale. L’energia, o meglio la sua scarsità e il conseguente rincaro dei costi, hanno un impatto devastante non solo nel mercato mondiale ma direttamente all’interno delle case: c’è una percentuale importante di popolazione, infatti, che rischia di non riuscire a riscaldare o illuminare adeguatamente le proprie abitazioni. Vive in quella che è stata definita una situazione di povertà energetica.
Che cos'è la povertà energetica?
Non esiste una definizione comune, né a livello europeo né a livello nazionale, e questo non aiuta a stabilire un approccio condiviso per contrastare la povertà energetica.
La Strategia Energetica Nazionale (SEN) identifica una vulnerabilità energetica laddove sia complesso o impossibile raggiungere un paniere minimo di beni e servizi energetici. Tra gli indicatori possiamo quindi considerare l'impossibilità di scaldare la casa adeguatamente, la difficoltà a pagare le bollette, una spesa energetica famigliare inferiore alla media, ma anche un'incidenza troppo elevata di questa voce sul reddito famigliare.L’ultimo rapporto dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE), stilato nel 2021, aveva per la prima volta stimato un timido segno di miglioramento, frutto anche del bonus elettrico e di una riduzione dei prezzi finali di gas ed elettricità di circa il 5%. Secondo questa stima l’8% delle famiglie (circa 2,1 milioni) erano interessate dalla povertà energetica. L’anno prima erano 300mila unità in più. Questi dati però fotografano una situazione che oggi è totalmente ribaltata. Già alla fine del 2021 il Governo è stato costretto a intervenire per calmierare i prezzi saliti a +54% per elettricità e +44% per gas alla fine dell’anno rispetto al periodo precedente. Una situazione innescata dalla coda lunga della pandemia che si è ulteriormente acutizzata a febbraio 2022 con l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni alla Russia, che hanno gettato il mercato nella situazione di caos attuale. A pagarne le spese immediatamente la fasce più deboli che vivono nelle abitazioni più vecchie ed energivore. Come sottolineato infatti da un'indagine condotta da ENEA con Federcasa (la Federazione italiana per le case popolari e l’edilizia sociale) un terzo dei nuclei familiari che abita negli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica dispone di un reddito inferiore a 10.000 euro/anno e impegna, mediamente, più del 10% dello stesso per i consumi energetici. Numeri che raccontano un'evidente vulnerabilità.
È ragionevole attendersi che i prezzi dell’energia rimangano elevati nei prossimi anni Paola Valbonesi, Presidente OIPE
A livello europeo, nel 2020, erano quasi 34 milioni le persone (fonte Commissione Europea) che non potevano permettersi di riscaldare adeguatamente le loro abitazioni. Oggi, con la crisi in corso, sono probabilmente molte di più. Qualora anche la situazione politica internazionale si stabilizzi, i prezzi di energia e materie prime non crolleranno: "È ragionevole attendersi che i prezzi dell’energia rimangano elevati nei prossimi anni - ha spiegato Paola Valbonesi, Presidente OIPE - sia per il consolidarsi dell'uscita dalla crisi pandemica sia perchè l'accelerazione della transizione energetica porterà con sé costi aggiuntivi legati al processo di decarbonizzazione” a cui si è aggiunto il recente conflitto. “In questa prospettiva, è necessario predisporre interventi strutturali a sostegno delle famiglie vulnerabili come l'efficientamento energetico dell'edilizia sociale: ne conseguirebbe un duplice effetto positivo, sia in termini di riduzione delle spese in bolletta, che di riduzione della CO2 e dei consumi energetici."
Come contrastare la povertà energetica?
Su un aspetto tutte le istituzioni sono d'accordo: il tema dell’accesso all’energia e all’energia pulita è il vero driver del futuro. Per fare questo, occorre che nell'elaborazione delle politiche di risparmio ed efficientamento energetico, ogni stato tenga conto dell’esigenza di alleviare la povertà energetica.
Tra le misure indicate dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energie e Clima 2030) per contrastare il fenomeno e ridurlo di almeno un punto percentuale entro il 2030, vi sono l'estensione e rafforzamento dei bonus elettricità e gas e l'istituzione di un programma di efficientamento degli edifici di edilizia popolare, anche per incrementare il valore del patrimonio abitativo pubblico. La voce più grossa tra le agevolazioni, naturalmente, è stata legata Superbonus 110% che ha impattato sia nel privato sia nel settore dell’edilizia residenziale pubblica. Oggi, però, anche il sistema dei bonus così erogati è in fase di profonda revisione, nonostante permangano importanti agevolazioni. A sostituirlo infatti potrebbe essere un nuovo sistema incentivante basato su produzione e autoconsumo come abbiamo visto ad esempio rappresentato dall’incentivo per l’autoconsumo elettrico collettivo introdotto dalla legge 8 del 28 febbraio 2020.
Ridurre il problema a una mera questione economica sarebbe però riduttivo. Oltre ad incentivi e bonus, occorre intervenire culturalmente per migliorare l'architettura delle scelte che stanno alla base dei comportamenti (nudging), ed accrescere le capacità e le conoscenze delle persone (boosting). Se il boosting modifica le competenze, il nudging influenza i comportamenti. La somma di questi due fattori implica la definizione di un nuovo paradigma, in grado di contrastare la povertà energetica. In questo il modello della comunità energetica sta risultando vincente perché procede in entrambe le direzioni.
Lotta alla povertà energetica: le comunità energetiche
Le comunità energetiche sono state da più parti indicate come mezzo di contrasto ideale alla povertà energetica perché i benefici derivanti dall’autoconsumo collettivo di energia ricadono su tutti i partecipanti alla comunità, sia classici utenti sia prosumer. Soprattutto spingono a un impiego diverso dell’energia che, per essere valorizzata al massimo, deve essere condivisa e ottimizzata. L’energia nell’ambito della comunità energetica diventa un bene collettivo in una logica di sharing economy che si riflette in molti altri aspetti del vivere comune. La logica stessa della comunità riflette quel “No one is left behind”, nessuno deve essere lasciato indietro, che l’Unione Europea ha posto a fondamento della “Renovation wave”, all’interno del Recovery Plan. Una logica antica, potremmo definirla quasi di mutuo soccorso, e al contempo estremamente moderna.