Cos’è la COP, quali sono stati i protagonisti e di cosa si è discusso al summit di Glasgow

Cos’è la COP 26
I protagonisti della COP26
I punti chiave: come doveva andare e com'è andata 
Gli aspetti positivi della COP 26

Luci e ombre per la COP26 Italia e Inghilterra che ha avuto una fase preparatoria proprio nel nostro Paese e vissuto invece quella conclusiva a Glasgow, dal 31 ottobre al 12 novembre 2021. 

Cos’è la COP 26

COP è l’acronimo di Conferenza delle parti e rappresenta il più importate vertice sul clima a livello mondiale, convocato sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il numero 26 indica invece l’edizione, la ventiseiesima dal 1995, una all'anno tranne nel 2020 quando è stata rinviata a causa della pandemia. Possiamo parlare invece di una COP26 Italia e Inghilterra perché è stata organizzata in partnership tra i due Paesi, segno di una internazionalizzazione della crisi climatica che interessa tutto il mondo, nessuno escluso. 

I protagonisti della COP26

Hanno partecipato i leader di 190 Paesi insieme a decine di migliaia di diplomatici, esperti e negoziatori riuniti in una serie di conferenze dov’è stata abbozzata una strategia complessa e di lungo corso per combattere il cambiamento climatico senza, tuttavia, i passi avanti sperati. La COP25 di Madrid del 2019 ha segnato una battuta d’arresto a livello internazionale e la pre COP26 Milano, primo atto ufficiale in vista di Glasgow, aveva già dato segnali contrastanti.
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Nonostante a Milano si fosse trovato un accordo di massima su nuove riduzioni delle emissioni che ha coinvolto anche Cina e India, l’aspetto che è emerso con maggior forza è stata in realtà la mancanza attuale di risorse economiche per rispondere alla sfida di Parigi. I diversi Paesi del mondo si sono presentati a Glasgow con un bagaglio di forti divergenze, che hanno fatto temere per diversi giorni una spaccatura che fortunatamente non c'è stata. Tuttavia quanto uscito dal summit non si può definire un risultato pienamente positivo: niente bocciatura, ma esami di riparazione a settembre, per usare una metafora scolastica. Intendendo per settembre la COP27 di fine 2022

I punti chiave: come doveva andare e com'è andata 

I temi affrontati sono stati centinaia, raggruppati, però, intorno a quattro punti principali elencati nel sito ufficiale della manifestazione. Abbiamo confrontato le aspettative con la realtà: ecco cos'è successo.  

Azzerare le emissioni nette a livello globale entro il 2050 e puntare a limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C
  • Come doveva andare In pratica l'obiettivo era riaffermare la strada tracciata nel 2015 a Parigi, con forza ancora maggiore. Quanto fissato allora e messo, solo in parte, in pratica, potrebbe infatti  non essere sufficiente. Lo ha ribadito, pochi giorni prima dell’inizio del summit, il Segretario Generale Onu Antonio Guterres riprendendo l'Emission gap report delle Nazioni Unite: rispettando solo gli impegni attuali, senza attuare anche quelli volontari, si va verso un aumento climatico a fine secolo di 2,7 gradi. La richiesta quindi era quella di un’adesione reale agli accordi di Parigi e nuovi impegni ancor più rigorosi. 
  • Com'è andata A Glasgow è stato raggiunto un accordo di massima per mantenere questo obiettivo che ha visto l’adesione massiccia dei partecipanti. Il patto raggiunto in extremis fissa, oltre ad alcuni paletti, anche la necessità di opportuni finanziamenti L’accordo tuttavia è stato giudicato al ribasso rispetto alle premesse. Anzitutto per il tema degli NDC, gli impegni verso la neutralità carbonica: a parte il passo avanti dell’India, le altre Super Potenze cioè Unione Europea, Usa e Cina non hanno aggiornato i loro impegni. Inoltre Cina e India hanno chiesto di modificare l’accordo finale sostituendo l’eliminazione dei combustibili fossili con la loro progressiva riduzione. Si tratta probabilmente del maggior insuccesso del summit come ha sottolineato lo stesso presidente della COP Alok Sharma che ha parlato di una “vittoria fragile”. 

Adattarsi per la salvaguardia delle comunità e degli habitat naturali

  • Come doveva andare Siamo arrivati al punto in cui, in certi casi, non solo non è più possibile frenare i danni, ma bisogna iniziare a ristrutturare. Non i manufatti dell’uomo questa volta, ma gli habitat sconvolti dal cambiamento climatico. I grandi incendi degli ultimi anni o la siccità del Tigri e dell’Eufrate sono alcuni tra gli esempi più clamorosi di quello che sta succedendo. Anche l’agricoltura è chiamata a rispondere a un clima in costante mutamento per evitare nuove carestie.
  • Com’è andata Bene, perché è stato deciso che la metà degli stanziamenti per la lotta al cambiamento climatico saranno destinati a questo. Un passo in avanti perché fino ad oggi la maggior parte delle risorse sono state spese per la riduzione delle emissioni, cosa che però - se ben sfruttata - può generare reddito di per sé senza bisogno di ulteriori finanziamenti. 

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Mobilitare i finanziamenti.

  • Come doveva andare I Paesi sviluppati avevano il compito di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l’anno destinati alla lotta al cambiamento climatico. Finanza pubblica e privata sono quindi impegnate nella più grande sfida economica dal Dopoguerra.
  • Com'è andata I Paesi ricchi hanno rinnovato la promessa di stanziare 100 miliardi di dollari l’anno per i prossimi cinque anni. Finora, stando agli ultimi dati  del 2019, si è arrivato a un massimo di 80. Vedremo se sarà la volta buona, visto che una promessa molto simile risale già al 2009

Collaborare.

  • Come doveva andare L’ultimo punto è quello che, in realtà, è sembrato fin dall’inizio più difficile da attuare anche se, per la prima volta nella storia, tutte le Nazioni hanno un interesse comune. Per realizzarlo le principali strategie individuate erano due cioè rendere pienamente operative le regole fissate dagli accordi di Parigi e accelerare tutte le attività di collaborazione anche all’interno dei diversi Paesi e della stessa società civile.
  • Com’è andata Il fatto che si sia trovato un accordo, seppur al ribasso, sancisce un’attenzione internazionale e un fronte comune (per quanto fragile) su questo tema. La firma in extremis dell’accordo è stata comunque un importante passo avanti. 

Gli aspetti positivi della COP 26

Glasgow, però, non è Waterloo, infatti ci sono alcuni, deboli, segnali positivi. Anzitutto il rientro nelle conferenze sul clima degli Stati Uniti che hanno partecipato tramite il loro inviato John Kerry. Poi l’inserimento, nero su bianco, della necessità di ridurre i combustibili fossili, tema che finora non era mai stato espressamente citato e affrontato nel documento conclusivo di una COP. Inoltre i Paesi saranno chiamati il prossimo anno, alla COP27 a ridiscutere i loro impegni sulla neutralità carbonica. Nel 2022 l’appuntamento è in Egitto in un vertice dove non saranno più ammessi passi falsi.