L’8 marzo è un'occasione per ricordare le signore della scienza e le loro scoperte

Le donne di scienza hanno sempre rivolto lo sguardo verso il cielo e verso il sole.  Ecco perché la nostra carrellata non può che partire dalla studiosa che forse, per prima, iniziò a svelarne i segreti: Ipazia di Alessandria. Lei, astronoma, filosofa e matematica fu a lungo guida della celebre scuola di Alessandria. I suoi insegnamenti furono alla base dell’astrolabio, perfezionato da un suo allievo, Sinesio, che permetteva di studiare la posizione dei corpi celesti nello spazio. 

Dalla terra al cielo

Nonostante la parentesi della cultura ellenistica che vide le donne partecipare attivamente alla vita culturale, l’età Antica e il Medioevo, furono decisamente invisi al sapere femminile. Le donne erano tenuto ai margini per una questione di genere e, solo in qualche raro caso, poterono accedere al sapere. Come accadde in Germania, dove la badessa Ildegarda di Bingen nel  XI secolo, scrisse di medicina, botanica e di una forza, anzi un’energia, presente, nel mondo naturale, la viriditas che pervade tutte le cose. Teorizzò l’armonia della natura e l’equilibrio di un ecosistema che ancora era ben lungi dall’essere individuato. Ildegarda di Bingen teorizzò la viriditas, un'energia che pervade tutta la natura A partire dal Cinquecento le donne riuscirono, anche se a fatica, ad avvicinarsi più facilmente alle istituzioni culturali e soprattutto in Germania diedero un enorme contributo allo sviluppo dell’astronomia. Come Maria Margaretha Kirch che insieme al marito, primo astronomo di Prussia, poté coltivare lo studio del cielo e individuò anche una cometa. Alla morte di quest’ultimo però le venne negata, per il fatto di essere una donna e nonostante i meriti conquistati sul campo, la possibilità di continuare a lavorare all’osservatorio astronomico. 
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La battaglia delle donne nell'età dei Lumi

Solo con l’Illuminismo e il Settecento, le donne poterono più facilmente affermarsi in campo scientifico. La bolognese Laura Bassi fu la prima donna nella storia ad ottenere una cattedra universitaria e tra i suoi studi più significativi risultano quelli sulla fisica sperimentale e soprattutto sui fenomeni elettrici, che cominciavano ad essere indagati proprio allora.  La tedesca Caroline Lucretia Herschel fu la prima donna a presentare una relazione alla Royal Society inglese, la più grande istituzione culturale dell’epoca. L’argomento? I corpi celesti, naturalmente. 

L'Ottocento segna, finalmente, a pieno titolo l'ingresso delle donne nel mondo accademico. È l'epoca degli studi di Mary Somerville sul magnetismo e sullo spettro solare e delle immagini di Annie Scott Dill Maunder che, grazie agli studi su macchie e tempeste  solari, aprì la strada alla conoscenza della emanazione energetica della nostra stella. O, a fine secolo, delle teorie di  Ellen Swallow Richards, che ponendo le basi dell'educazione ambientale portò allo sviluppo dell'ecologia.marie.jpg

Marie Skłodowska Curie

I Premi Nobel

Il Novecento si aprì con le scoperte di Annie Jump Cannon e Henrietta Swan Leavitt che con i loro studi cambiarono radicalmente la classificazione stellare e la dimensione del Cosmo. Soprattutto però è il secolo in cui finalmente il lavoro delle donne, spesso costrette ad agire nell'ombra dei colleghi uomini, è stato riconosciuto, anche a livello internazionale, con i premi Nobel. Come Dorothy Crowfoot Hodgkin premiata nel 1964 per gli studi sui raggi X continuando idealmente il lavoro della più celebre di questa carrellata e l'unica ad aver ricevuto due premi Nobel, la chimica e fisica polacca Marie Skłodowska Curie di cui, oltre i meriti scientifici, vogliamo ricordare una frase che oggi più che mai dovremmo tenere a mente:

"Niente nella vita va temuto, dev'essere solamente compreso. Ora è tempo di comprendere di più, così possiamo temere di meno".
Marie Sklodowska Curie

Buon 8 marzo a tutte le nostre lettrici. Perché l'energia è donna.