Il 22 aprile si celebrano i 50 anni della manifestazione. Tema di quest'anno: il climate change

Il 3 gennaio 1970 a Londra i Beatles si riuniscono per l'ultima volta in uno studio di registrazione, per concludere l'incisione di Let it Be. Il disco uscirà soltanto a maggio, a band già ufficialmente sciolta. Mentre in Italia (il 20 maggio) viene approvato lo statuto dei lavoratori, gli Stati Uniti sono nel pieno delle proteste contro la guerra del Vietnam. L'impegno in piazza è quotidiano, partecipato.

Ma quel che succede il 22 aprile 1970 è destinato a diventare uno dei più grandi eventi civici del pianeta. Quel giorno infatti, 20 milioni di americani - all'epoca il 10% dell'intera popolazione statunitense - scesero nelle strade di centinaia di città e nelle università per chiedere una nuova via ecologica per il nostro pianeta. Ad organizzare il primo Earth Day furono l'avvocato ambientalista Denis Hayes e il senatore Gaylord Nelson, mentre il nome fu coniato da Julian Koenig, un pubblicitario del comitato organizzatore, giocando tra l'assonanza di “birthday” e Earth Day. Un compleanno della Terra, insomma.

Nel frattempo le cose sono profondamente cambiate. L'Earth Day è diventata una manifestazione internazionale (nel 2016 le Nazioni Unite hanno scelto proprio la Giornata della Terra come il giorno per firmare l'accordo sul clima di Parigi), mentre la questione ambientale ha assunto un ruolo sempre più centrale e dibattuto. E quella che stiamo per celebrare è un'edizione molto particolare. Non solo perché se ne celebrano i 50 anni, ma anche perché, per la prima volta, la mobilitazione sarà - necessariamente - soltanto digitale.

Se il coronavirus ci costringe a mantenere le distanze, non ci costringerà a mantenere basse le voci. Potremo essere separati, ma grazie al potere dei media digitali, siamo anche più connessi che mai. Il 22 aprile, unitevi a noi per 24 ore di azione in una mobilitazione digitale globale che guida azioni grandi e piccole, offre a diverse voci una piattaforma e richiede un'azione audace per le persone e il pianeta”. È questo l'appello degli organizzatori.

Earth Day 2020: #OnePeopleOnePlanet

Il tema di quest'anno è proprio il climate change. Una sfida enorme che non può più essere rimandata. "Nonostante lo straordinario successo e decenni di progressi ambientali, ci troviamo di fronte a una serie di sfide ambientali globali ancora più terribili, quasi esistenziali: dalla perdita di biodiversità ai cambiamenti climatici all'inquinamento da plastica, che richiedono un'azione a tutti i livelli di governo" ha dichiarato Denis Hayes.

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Il fulcro sarà la #OnePeopleOnePlanet, maratona multimediale organizzata per raggiungere tutti, nonostante l'emergenza coronavirus. Anche in Italia si parlerà del climate change, con uno sguardo particolare verso i ragazzi, menti di un mondo che dovrà saper cogliere le opportunità di un futuro a zero emissioni di carbonio.
E i Beatles? C'è un passaggio in Let it Be, che in qualche modo racconta questo strano presente, ma anche le speranze per un futuro diverso.

And when the broken hearted people
Living in the world agree,
There will be an answer, let it be.
For though they may be parted there is
Still a chance that they will see
There will be an answer, let it be.
The Beatles - Let It Be

“E non appena le persone col cuore spezzato / Che vivono nel mondo saranno d’accordo / Ci sarà una risposta, lascia che sia. / Perché anche se fossero separati c'è ancora / una opportunità che loro coglieranno. / Ci sarà una risposta, lascia che sia”

Da parte di Evolvere, un Earth Day di partecipazione. E reale cambiamento.