Crescono i numeri dell’edilizia Nearly zero energy building. Efficienza energetica e fotovoltaico i suoi pilastri

Edifici Nzeb: le caratteristiche
I numeri 
Nzeb e fotovoltaico
Il futuro degli edifici Nzeb

Non sappiamo quanti italiani per San Valentino decideranno di mettere su casa. Sappiamo, però, come sarà il loro nido d'amore: Nzeb, acronimo di Nearly zero energy building, termine poco romantico ma significativo da un punto di vista energetico che abbiamo imparato a usare proprio in riferimento agli edifici a energia quasi zero. 

Edifici Nzeb: le caratteristiche

Cosa significa dire che un edificio è a energia quasi zero? Secondo la definizione data dalla Direttiva europea EPBD (2010/31/EU) si tratta di un “edificio ad altissima prestazione energetica in cui il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta in situ”. Efficienza energetica e rinnovabili sono quindi protagoniste, come specificato meglio all’interno del Decreto Ministeriale 26 giugno 2015 del Ministero dello Sviluppo Economico, che fissa una serie di requisiti minimi e di caratteristiche che deve avere un edificio a energia quasi zero.

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Dote fondamentale è avere un fabbisogno energetico quasi nullo grazie a bassa trasmittanza ed elevata inerzia termica e un ampio utilizzo delle rinnovabili. Da quest’ultimo punto di vista, viene stabilito che riscaldamento, raffreddamento e acqua calda sanitaria siano alimentate al 50% da energia rinnovabile. A questo si aggiunge la previsione di un impianto fotovoltaico progettato rispettando il criterio dei 20 watt per metro quadrato di superficie abitativa.

I numeri 

Secondo i dati disponibili sul portale ENEA, negli ultimi cinque anni gli edifici Nzeb si sono moltiplicati. Si è passati infatti da 52 edifici certificati nel 2016 a 2683 nel 2020. Un numero tuttavia ancora distante dalla realtà perché sette regioni mancano dal portale. La crescita, però, non si deve all’effetto Superbonus ma a una serie di normative regionali (come quella della Lombardia) che hanno di fatto anticipato il D.Lgs 48/2020, che a sua volta ha recepito la Direttiva Europea 844. In base a quanto previsto da quest'ultimo dal 1 gennaio 2021 questi standard sono diventati obbligatori per gli edifici di nuova costruzione.

Nzeb e fotovoltaico

L’energia del sole diventa un elemento fondamentale per raggiungere gli standard richiesti dalla normativa. Infatti la presenza di un impianto fotovoltaico permette già di rispettare una parte delle caratteristiche richieste. Inoltre l’aggiunta dello storage combinato all’utilizzo di una pompa di calore consente di coprire attraverso le rinnovabili una parte importante del fabbisogno energetico derivante da raffrescamento e riscaldamento dell’abitazione, con tutti i vantaggi connessi all’autoconsumo. Una scelta che, pur non esistendo una ricetta unica per la progettazione, è già stata percorsa nella maggior parte degli edifici di nuova costruzione.

Il futuro degli edifici Nzeb

A fine 2021 l’Unione Europea ha presentato una vera e propria road map per la ristrutturazione degli edifici. L’obiettivo infatti è almeno raddoppiare il tasso di ristrutturazione nei prossimi dieci anni così da rinnovare un parco di edifici che per molti versi appare datato ed energivoro. Secondo i dati disponibili infatti gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra. Il traguardo che si prefissata l'Unione Europea è quello di rinnovare gli edifici residenziali che sono nelle classi energetiche inferiori per compiere almeno un salto di classe entro il 2030 /2033 a seconda della classificazione d’origine.
edifici a impatto zero.jpgPer arrivare a questo risultato, la strategia messa in campo prevede regolamenti standard e parametri di riferimento più chiari e unificati, formazione per i lavoratori del settore, disponibilità di nuove tecnologie e nuovi materiali e l’accesso a finanziamenti mirati attraverso i fondi del Recovery and Resilience Facility di NextGenerationEU. All’orizzonte si profila quindi un nuovo programma di finanziamenti, anche strutturali, che man mano potrebbero sostituire il Superbonus e gli altri bonus legati all’efficienza energetica. Secondo i piani Ue entro il 2030 potrebbero essere riqualificati oltre 35milioni di edifici con una ricaduta importante anche nel mondo del lavoro, creando circa 160mila posti in tutta l’Unione.