Nei giorni d’isolamento scopriamo l'energia positiva della comunità

“Tutti abbiamo commesso un errore, ma la banda c’era”. Il Professore lo ripete come un mantra in una delle sequenze più intense de La Casa di Carta. Perché nel momento del bisogno e della difficoltà, la banda è stata più forte dell’errore singolo. Anzi, lo ha assorbito, cancellandolo.  

Così, quasi allo stesso modo, un virus che ci isola e ci obbliga a distanziarci gli uni dagli altri, mette in risalto l’importanza della “banda”, della comunità, che, coesa, rispetta le regole e blocca la diffusione del virus. E che è capace, ancora, di grandi gesti, di energie positive.

Come quelle dei tanti anonimi benefattori che in questi giorni hanno fatto arrivare le pizze negli ospedali. O lo chef torinese che ha scritto all’ASL mettendosi a disposizione per cucinare per un reparto. O ancora la raccolta fondi lanciata dai tifosi dell’Atalanta per l’ospedale di Bergamo. O le tante campagne lanciate dalle star. Oppure - ed è forse la storia che colpisce più di tutto - il biglietto lasciato nell’androne di un palazzo della periferia - la città non è importante, perché accaduto spesso, in diversi luoghi della penisola - da coppie di giovani inquilini che si mettevano a disposizione dei più anziani per fare la spesa al posto loro.

Comunità, però, è anche altro e per capirlo dobbiamo tornare alla radice di questo termine, koinonia, in greco l’unione delle parti che formano il tutto. Per la filosofia aristotelica, le membra di un corpo che si muove e assume una propria vita. O, in ambito politico, i singoli cittadini che attraverso la comunità - in quanto parte di una comunità  - smettono di essere schiavi e iniziano ad agire come uomini liberi. i singoli nodi di una rete insieme possono produrre energia Questa è l’idea stessa della rete che ci permette di lavorare, parlare, informarci, seppur stando lontani tra noi e confinati ciascuno al proprio domicilio. Il passaggio, non solo semantico, da comunità a community, nel senso allargato del termine e in tutti i possibili ambiti. Come accade nel mondo dell’energia - dove i singoli nodi di una rete, in modo collettivo - possono autoprodurre energia e quindi autoconsumarla.

L'epidemia di Coronavirus dimostra quanto abbiamo bisogno di un’azione urgente.
Quando gli uffici e le scuole chiudono, il Web è un'ancora di salvezza che ci consente di continuare a lavorare, educare i nostri figli e leggere informazioni vitali per mantenerci sani e salvi
”. Lo ha scritto ieri Tim Berners-Lee, il “papà” del web. La data non è casuale: il 12 marzo 1989, infatti, Berners-Lee, ai tempi ricercatore trentaquattrenne del Cern di Ginevra, presenta una relazione sull’ipertesto che spalancherà le porte alla nascita del web. 
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Trentuno anni dopo, in piena crisi coronavirus, l’Italia e l’Europa riscoprono i benefici dello smart working, che come molti già preconizzano potrebbe diventare un valido alleato, una volta terminata l’emergenza, anche contro l’inquinamento ambientale. Dalle singole abitazioni riscopriamo il senso di comunità e della community con tutte le sue potenzialità. Ci informiamo, scambiamo informazioni, lavoriamo, ci teniamo in contatto - anche visivamente - non potendo muoverci dalle nostre case. E possiamo fare grandi gesti, più di quanto potremmo singolarmente. L’energia positiva si fa insieme. Come un’orchestra la musica.

Maestro, Tacabanda!