Cosa è davvero successo e cosa cambierà dopo le manifestazioni mondiali dei giorni scorsi

Dal 20 al 27 settembre il mondo ha assistito alla Climate action week, culminata con le grandi manifestazioni di venerdì, a fare da eco al discorso con cui l’attivista svedese Greta Thunberg ha letteralmente strigliato i grandi della Terra riuniti alle Nazioni Unite a New York.

Una settimana in cui si è detto e sentito di tutto, dove si sono scontrate le diverse posizioni sull’emergenza clima (che per alcuni emergenza non è) senza risparmiare colpi bassi, per fortuna solo metaforici. Abbiamo provato a fare un piccolo bilancio - in forma di pagella - della settimana che (speriamo) abbia cambiato il sentimento generale sul climate change. Ecco i nostri promossi e bocciati.

Le manifestazioni di piazza

Non ci sono numeri precisi, ma comunque sia si tratta di tanti, tantissimi partecipanti. Solo qualche esempio: in Nuova Zelanda - il paese dove, per ragioni di fuso orario, si è aperto il Fridays for Future - hanno partecipato alle manifestazioni di venerdì circa 170 mila persone, il 3,5% della popolazione. In Italia si parla di circa un milione di studenti, con punte di 150mila a Milano e 200mila a Roma e 180 piazze partecipanti in tutto.

Voto 8: al di là delle cifre, un successo innegabile
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Manifestanti a Roma

Cos’è uscito dal vertice Onu

Cominciamo dalle buone notizie: 77 nuovi Paesi hanno aderito al progetto di zero emissioni entro il 2050. Tra questi la Russia che ha annunciato di voler ratificare gli accordi di Parigi (senza però aggiungere altro sulla propria azione). Peccato che alcuni importanti Paesi - come India, Cina e Turchia - abbiano presentato piani di espansione per l’utilizzo di carbone accanto a quelli per le rinnovabili.

O che l’Unione Europea, pur mostrandosi intenzionata a aumentare lo sforzo, debba prima vincere la resistenza interna di alcuni Paesi. Pesa poi come un macigno l’atteggiamento sprezzante di Trump - che si è presentato per una ventina di minuti e poi se n’è andato - e l’assenza di Bolsonaro che però, in un secondo vertice, ha ribadito come l’Amazzonia non sia un patrimonio del mondo ma solo del Brasile (tradotto: l’Amazzonia è mia e ne faccio quel che voglio).

Voto 5 e 1/2: sperando che a Parigi, il prossimo anno, si tramuti almeno in una sufficienza piena.

La risposta delle istituzioni in Italia

Il Green New Deal italiano o un decreto svuotato dei suoi contenuti? Al momento si sa che il decreto fortemente voluto dal Ministero dell’Ambiente dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri il 3 ottobre. E che alcune proposte - come il taglio ai sussidi ambientalmente dannosi (Sad) - hanno già scatenato polemiche. Le ultime bozze circolate non fanno ben sperare: scompaiono le misure più ambiziose (come il taglio dei Sad o l’end of waste) e si riducono drasticamente le cifre sul piatto, lasciando spazio solo a misure per lo più di facciata o di portata ridotta come il rinnovo dei mezzi pubblici. Il ministro Costa però smentisce queste anticipazioni. Staremo a vedere.

Senza voto: e speriamo che si tramuti in un bel voto e non in una grave insufficienza.

Pro e contro Greta

È stata la settimana dei botta e risposta tra sostenitori e detrattori di Greta Thunberg. In particolare la settimana delle fake news sulla giovane attivista e degli insulti da parte anche di molti esponenti della politica mondiale, dagli sfottò di Trump al vicepremier ungherese. Lei ha ribaltato le polemiche con ironia embeddando anche la definizione di Trump nel suo profilo twitter: “a very happy young girl looking forward to a bright and wonderful future”.

Voto 0: per chi offende; 10 per chi risponde con l’autoironia

Greta le ha cantate ai grandi della Terra

E qualcuno ha voluto rendere ancora più evidente il concetto, mettendo in musica le sue parole. Il dj sudafricano The Kiffness ha eseguito un divertente mash up del discorso di Greta con il brano Right here, right now di Fatboy Slim. il risultato è ottimale anche perché le tematiche sono attinenti. Altrettanto ben riuscito l’esperimento del batterista John Meredith che ha remixato le parole di Greta in un brano metal che ha subito fatto il giro del web. L’attivista svedese - la Svezia, ricordiamolo, è la patria di questo genere musicale - ha subito twittato: “Questa cosa del clima ormai l’ho superata, da oggi in poi solo death metal!”.

Voto 8: perché alla fine, se la sua missione di attivista dovesse andar male, Greta si è comunque ritagliata un angolino nella hall of fame del rock.

Cosa ha davvero detto Greta

“Il mio messaggio è che vi terremo d’occhio. Tutto questo è così sbagliato. Non dovrei essere qui, dovrei essere a scuola, dall’altro lato dell’Oceano. Venite a chiedere la speranza a noi giovani? Come vi permettete? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote, eppure sono tra i più fortunati. […] Le persone stanno soffrendo, le persone stanno morendo, interi ecosistemi stanno crollando. E l’unica cosa di cui siete capaci di parlare sono i soldi e le fiabe sulla crescita economica eterna. Come vi permettete?”.

Voto 9: comunque la si pensi sul cambiamento climatico, le parole di Greta all’Onu sono destinate a restare.’”How dare you?” è già diventato iconico.

Il piccolo Potito

Anche l’Italia ha il suo piccolo eroe della protesta contro i cambiamenti climatici: si chiama Potito e a Stornarella, piccolo comune del foggiano, ha protestato in piazza Umberto I, da solo, armato di un cartello con il disegno di una torta infarcita di plastica e la frase “I keep on eye on you”. Plauso dal sindaco del paese Colia e dal presidente della regione Emiliano, mentre la foto ha fatto il giro del web.

Voto 7: perché non è ancora ben chiaro come mai fosse solo a protestare