Solo in Italia vale cinque miliardi e la crescita pare inarrestabile

Kevin Ashton aveva 31 anni quando venne chiamato al MIT per avviare un progetto dedicato al RFID (Radio-Frequency IDentification). Quasi contemporaneamente sugli schermi di tutto il mondo debuttava un film destinato a cambiare il nostro modo di vedere il cinema e la tecnologia: Matrix. Era il 1999.

Mentre nell’immaginario collettivo il futuro era dominato da macchine sempre più invadenti e oppressive, altrove si stava progettando un futuro dove le macchine avrebbero potuto aiutarci, in ogni azione quotidiana, restando connesse con noi attraverso la rete.

Proprio in quell’anno, durante una conferenza alla Procter&Gamble, Ashton conia un’espressione destinata a diventare una delle più utilizzate (al momento trova circa cento milioni di citazioni on line) dell’ultimo decennio: Internet of Things. Quando nasce l’IoT è un sistema di etichette elettroniche che potevano essere lette attraverso apparecchi radio. Queste diventeranno in poco tempo dei sensori capaci di produrre dati praticamente su tutto e capaci di dialogare con ogni tecnologia presente nella nostra vita.

Internet of Things: +35% in un solo anno

Secondo l’analista McKinsey gli oggetti connessi alla rete nel 2025 potrebbero essere 28 miliardi. Probabilmente si tratta di una stima fin troppo prudente come stanno a dimostrare gli ultimi dati comunicati dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano in occasione del convegno “Buon compleanno Internet (of Things)”.

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Iot: la realtà è totalmente connessa alla reteSecondo queste stime, nel 2018 il mercato è cresciuto rispetto all’anno precedente del 35% raggiungendo i 5 miliardi di euro. La crescita italiana è perfettamente in linea con il resto degli altri Paesi occidentali dove questa forbice spazia tra il 25 e il 40%. A trainare la crescita le soluzioni di Smart Metering e Smart Asset Management per le utility che con un valore di 1,4 miliardi di euro coprono circa il 28% del mercato. I contatori elettrici intelligenti di seconda generazione sono oltre 5 milioni e rappresentano la parte più importante di questa crescita, secondo una tendenza destinata a durare anche nel 2019.

Ci sono poi due altri segmenti su cui l’Osservatorio punta l’attenzione: Smart Home e Smart City. Il primo ha fatto registrare una crescita imponente (pari al +52%) trainata dagli assistenti vocali e da una galassia di servizi per la smart home ancora in parte inesplorati. Un terreno quanto mai favorevole ad Eugenio, il nuovo prodotto per la casa targato Evolvere. Eugenio infatti integra un’efficace soluzione per rendere gli ambienti domestici un ecosistema intelligente capace di adattarsi alle nostre esigenze con un innovativo sistema di energy metering che attraverso la blockchain rappresenta il primo tassello per la costruzione di una smart grid.

A fronte di questo mercato ormai consolidato (nell’arco di due anni si prevede che i dispositivi per la smart home superino gli smartphone), si stanno aprendo prospettive anche nel Smart city, l'Italia è ancora indietro: serve integrare  pubblico e privato campo della digitalizzazione della città. Oltre un comune italiano su tre (il 36%) ha avviato almeno un progetto di Smart City, però questi spesso non riescono ancora a giungere a un’effettiva messa in pratica. Mancano, soprattutto in Italia, competenze negli amministratori e risorse economiche dedicate all’innovazione. La strada da percorrere - indicano dall’Osservatorio - è nell’integrazione pubblico e privato.
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La sfida per il futuro però sarà giocata soprattutto nel campo dell’intelligenza artificiale che avrà il compito, tramite algoritmi sempre più evoluti, di valorizzare i dati raccolti con l’obiettivo di anticipare i bisogni di aziende e consumatori. Case, ma anche automobili e strade sempre più intelligenti e connesse. Quello che ci aspetta è un cambiamento epocale anche nelle nostre abitudini. Morpheus nel 1999 spiegava: “Devi lasciarti tutto dietro, Neo. Paura, dubbio, scetticismo. Sgombra la tua mente”. Parole che riascoltate con una luce positiva, a vent’anni di distanza, sembrano ancora più attuali.