Gli impianti solari autonomi rispetto alla rete diventano la risposta al blackout che ha colpito l'isola dopo l'uragano

È il 20 settembre 2017: l'uragano Maria si abbatte su Porto Rico e lascia dietro di sè una lunga scia di distruzione.

Il bilancio della tragedia sarà di 34 morti e oltre 11mila sfollati, oltre a strade e infrastrutture distrutte. Anche la rete elettrica nazionale è stata gravemente danneggiata e ad oggi non ha ancora ripreso il suo normale funzionamento. Gravi problematiche risolte in parte con le Microgrid. Vediamo come. 

Porto Rico è diventata laboratorio per l'utilizzo d'emergenza delle microgridQuesta situazione d'emergenza ha messo in luce gravi carenze strutturali: la maggior parte delle centrali elettriche è concentrata in una sola zona dell'isola e le linee di trasmissione devono attraversare lunghe distanze e luoghi montani impervi, rendendo così difficoltose le riparazioni; la produzione elettrica deriva nella quasi totalità da combustibili fossili con conseguenti difficoltà di approvvigionamento dopo il disastro. Insomma, c'erano tutti gli ingredienti per la tempesta perfetta. E così è stato: basti pensare che tuttora, a oltre sette mesi di distanza dall'evento (e a poche settimane da una nuova stagione degli uragani) la situazione è lontana dall'essere risolta.
Come insegna la filosofia della resilienza, però, dalle difficoltà arrivano talvolta soluzioni inaspettate. Così Porto Rico, a fronte di ripetuti black out, si è trasformata in un laboratorio per l'utilizzo d'emergenza delle Microgrid. 

Come le microgrid hanno battuto l'uragano

In questi mesi, molte società americane sono venute in aiuto della popolazione portoricana installando reti di pannelli e sistemi di accumulo. Sonnen, società specializzata nella produzione di batterie, ha installato 11 reti in tutta l'isola e riportato l'elettricità in centri medici e scuole trasformate in rifugio degli sfollati.
Sunrun, una delle maggiori aziende americane per la rete domestica, ha installato sistemi di produzione fotovoltaica e storage nelle caserme dei vigili del fuoco.

impianto-solare-ospedale-porto-rico.jpg

Tesla ha fornito Microgrid con pannelli fotovoltaici a un ospedale pediatrico e ad infrastrutture strategiche come alcuni depuratori. Due società no profit locali hanno installato delle Microgrid in una trentina di comunità locali. Le installazioni hanno funzionato così bene che in molti vorrebbero continuare a usarle. I pompieri ne hanno già annunciato l'utilizzo, nel prossimo futuro, come reti di emergenza. Come loro potrebbero fare ospedali e infrastrutture strategiche.

Il futuro? Più microgrid, meno energia tradizionale

Il problema principale si pone però per gli utenti privati che ora non vogliono più tornare al sistema tradizionale di distribuzione.

impianto-portorico.jpg

Così chi è stato disconnesso dalla rete nazionale, vuole continuare a produrre da sé l'energia, per ragioni di funzionalità e, soprattutto, di risparmio. In altre situazioni sono le stesse aziende fornitrici degli impianti che pensano di moltiplicare ed ampliare le Microgrid, collegate a una rete nazionale ma capaci di funzionare anche in maniera indipendente. La richiesta, che arriva da più parti, è aggiungere al tradizionale sistema di dispaccio nazionale, una rete di Smartgrid basate sul fotovoltaico.

Questa, in un prossimo futuro, potrebbe diventare la forma di produzione energetica primaria vista anche la particolare conformazione dell'isola e delle abitazioni con tetti piatti e perciò perfetti per i pannelli. Al momento la legislazione non lo permette, ma i cambiamenti climatici e la possibilità di uragani sempre più forti e frequenti hanno spazzato via anche i tempi, tradizionalmente lenti, della politica.