La moda è un settore particolarmente inquinante. Le nostre scelte possono ridurre l'impatto sull'ambiente

Sostenibilità è una delle parole più usate in questi ultimi anni, e anche il settore della moda non è esente da questa nuova sensibilità. Sempre più consumatori (il 43% secondo una ricerca condotta da Deloitte) acquistano i loro vestiti tenendo in considerazione l'impatto ambientale e l'eticità della produzione, e non più soltanto la bellezza del capo.

D'altra parte l'industria della moda è il secondo settore più inquinante al mondo, come emerge dal World Economic Forum. Ogni anno questo settore è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra (CO2) e incide fortemente sullo spreco delle risorse idriche, tenendo conto di tutte le fasi lavorative. Le microplastiche degli abiti in poliestere sono una causa di inquinamento degli oceani, rilasciando ad ogni lavaggio microfibre che finiscono nei corsi d'acqua. Si stimano circa 500mila tonnellate annue, l’equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica. 

Nel settore della moda lavorano circa 300 milioni di persone a livello globale. In un'ottica di sostenibilità, è fondamentale pensare anche al benessere di queste persone, molto spesso compromesso soprattutto in quei paesi in via di sviluppo dove più si concentra la produzione.

Cosa significa moda sostenibile

Questi dati non fanno che ribadire la necessità di una transizione ecologica anche nel campo della moda. La bellezza dei vestiti non può più essere il solo parametro di produzione e scelta, ma occorre considerare anche l'impatto ambientale e le condizioni dei lavoratori. Moda sostenibile significa proprio fare attenzione a tutti questi aspetti, dalla produzione, alla distribuzione, fino alla vendita.
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Questo significa lavorare con materie prime meno inquinanti, ridurre gli sprechi delle risorse (acqua ed elettricità su tutti) ma anche valorizzare un consumo più consapevole, improntato anche alla durata degli abiti. Per i lavoratori, invece, moda sostenibile significa migliori condizioni di lavoro e remunerazioni più eque.

I vantaggi di una moda sostenibile sono dunque un minor impatto per l'ambiente, un miglioramento delle condizioni dei lavoratori ma anche una spinta all'innovazione tecnologica, in favore di nuove tecnologie e nuovi processi, per inedite opportunità di crescita sociale ed economica.

Il fenomeno del fashion renting

Una statistica del The Guardian evidenzia come nei primi due anni di vita un neonato possa utilizzare fino a 280 capi d’abbigliamento e che soltanto il 15% di questi venga poi donato o riciclato. Per questo nel mondo anglosassone sta prendendo sempre più piede la tendenza del noleggio, nel mercato dell'abbigliamento per bambini ma non solo.

In Italia DressYouCan promette un armadio infinito, grazie al noleggio di abiti, scarpe e borse per occasioni speciali. Sì, anche per l'abito da sposa, quello che si utilizza una volta sola nella vita e che finisce per essere accantonato per sempre in un armadio.

Le città più eco-friendly in fatto di moda

Partendo da un dato – l'Europa ha prodotto circa 2,35 milioni di tonnellate di spreco tessile nel 2018 – il marchio internazionale Reebok ha condotto uno studio che rivela una classifica delle città europee basata su alcuni parametri, come lo spreco totale di tessuti prodotto e la quantità di tessuti riciclata da ciascuna città. La più ecosostenibile in Europa si è rivelata Copenhagen, con lo 0% dei rifiuti tessili gettati in discarica e circa 4.420 ricerche mensili di termini relativi all'ecosostenibilità. Sul podio poi Anversa e Dublino.
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In Italia la città più eco-friendly è risultata Genova: delle 5816 tonnellate di rifiuti tessili prodotti in un anno, infatti, ben il 97% viene riciclato. Ai milanesi, invece, spetta la palma di cittadini italiani più eco-consapevoli: un dato calcolato dalle ricerche su Google (3.708 volte ogni 100.000 persone) di termini relativi all'ecosostenibilità tra cui ‘vestiti a noleggio’, ‘vestiti riciclati’, ‘vestiti di seconda mano’.

Moda sostenibile: cinque consigli per scelte consapevoli

Cosa possiamo dunque fare come consumatori per impattare meno sul Pianeta in fatto di moda? Ecco cinque consigli per scelte più consapevoli.
 

  • Riduciamo i numeri di vestiti nuovi
    Quanti abiti nell'armadio sono stati indossati al massimo un paio di volte o addirittura mai indossati? Gli acquisti compulsivi (e d'impulso) non sono quasi mai un buon affare (nemmeno per il Pianeta).
     
  • Acquistiamo sotto casa
    La comodità degli acquisti online, anche in fatto di vestiti, è notevole. Però è un sistema che implica molti consumi extra. Soprattutto quando il consumatore si fa arrivare a casa deliberatamente molti vestiti per sceglierne soltanto alcuni, giocando sulle politiche di reso gratuito di alcuni colossi dell'e-commerce. Pacchi che, andata e ritorno, viaggiano per tutta l'Italia, incidendo in termini di CO2 e sprechi. 
     
  • W le fibre naturali
    Scegliamo il più possibile tessuti in fibra naturale. Se dobbiamo comprare tessuti sintetici, preferiamo quelli ottenuti dal riciclo di materiali plastici.
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  • Informiamoci sugli acquisti
    Leggere l'etichetta è il primo passo, conoscere il percorso produttivo e la reputazione del brand ci può aiutare in scelte più etiche, anche in fatto di condizioni di lavoro.
     
  • Il riciclo è fondamentale
    Riciclare i vestiti con un po' di manualità è molto facile. Grazie al patchwork creativo possono assumere nuove forme. E quando è il momento di dismetterli definitivamente, meglio riciclarli attraverso una delle tante strutture che si occupano di raccogliere i vestiti usati per dargli nuova vita.