Più efficienza nella produzione energetica significherà davvero maggiori risorse o c'è il rischio che l'aumento dei consumi vanifichi i nostri sforzi?

Per un Padron Frodo c’è sempre un Samvise Gamgee, l’amico un po’ burbero dal cuore grande che ci dice le cose come stanno e prova a mettere un po’ di realismo negli afflati eroici e da sognatori.
Ecco, possiamo immaginarci in questo ruolo William Stanley Jevons, economista e filosofo inglese, che a fine Ottocento arrivò a spezzare i sogni dei tanti economisti e industriali che vedevano nel miglioramento delle tecnologie la panacea alla scarsità di risorse. Il suo famoso Paradosso, formulato due secoli fa, è tornato però nuovamente d’attualità oggi parlando di rinnovabili. Vediamo perché e come, questa volta, possiamo definitivamente smentirlo.

Il Paradosso di Jevons: cos’è

Il Paradosso di Jevons si basa sull'osservazione che l'aumento dell'efficienza nell'uso di una risorsa può, in realtà, condurre a un aumento del suo consumo totale, anziché a una diminuzione. Jevons originariamente applicò questo principio all'uso del carbone nella Rivoluzione Industriale britannica. Scoprì che l'adozione di tecnologie più efficienti nel processo di utilizzo del carbone, come le macchine a vapore, portò a un aumento globale della domanda di carbone anziché a una sua riduzione. L’efficienza infatti incrementò la disponibilità, diminuendone i costi. In questo modo, però, divenne maggiore la richiesta e di conseguenza una crescita complessiva del consumo. 
Come Willy il Coyote che affina le sue strategie di cattura, ma Bip Bip diventa così sempre più abile a individuarle. E il risultato è che alla fine non lo prenderà mai.
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Il Paradosso di Jevons e le energie rinnovabili

Quando applicato al contesto delle moderne energie rinnovabili, il Paradosso di Jevons solleva una serie di interrogativi. L'adozione di tecnologie energetiche più efficienti, come i pannelli solari di efficienza più alta o le turbine eoliche più performanti, potrebbe portare a un aumento del consumo energetico complessivo? In altre parole, potrebbe il progresso tecnologico nelle energie rinnovabili incoraggiare l'uso indiscriminato di energia?

Si tratta del cosiddetto "rebound effect" o "effetto rimbalzo” che si verifica quando il risparmio energetico ottenuto tramite l'efficienza viene parzialmente compensato dall'aumento dell'uso o dalla diffusione di nuove applicazioni che richiedono energia. Ad esempio, l'adozione diffusa dei veicoli elettrici potrebbe portare a un aumento del traffico stradale complessivo e, di conseguenze, a una maggiore domanda di energia per la ricarica delle auto elettriche. Questo potrebbe incidere negativamente sul consumo energetico globale.

Rischiamo di svegliarci dal sogno dell’energia rinnovabile e infinita e ritrovarci tutti come Willy il Coyote?

Il Paradosso di Jevons: come affrontarlo (e perché non deve spaventarci)

Le energie rinnovabili sono infinite solo potenzialmente: è comunque necessario avere gli strumenti atti a catturarle, trasformarle per renderle utilizzabili e immagazzinarle. Questo significa impiego di materie prime differenti (che non sono infinite), investimenti ingenti e tempo per studi e ricerche.

Il Paradosso di Jevons è quindi pronto anche questa volta a romperci le uova nel paniere? No, se adottiamo un approccio diverso rispetto a quello della crescita infinita che contraddistinse la Rivoluzione industriale.

Quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso Samvise Gangee, hobbit 

Per evitare il Paradosso di Jevons e massimizzare i benefici delle energie rinnovabili, è necessario adottare un approccio olistico e integrato. Un approccio che interessa economia, ambiente, società. Tre parole che ci riportano immediatamente a un concetto, quello di sostenibilità, che all’epoca della Prima Rivoluzione industriale era di là da venire. Un concetto che, se accuratamente analizzato, può fornirci gli antidoti al Paradosso. Eccone alcuni

  • Efficienza energetica globale: questo implica investire in tecnologie di efficientamento energetico per ridurre gli sprechi in tutti i settori.
  • Diversificare le fonti di energia e di stoccaggio: promuovere una combinazione di diverse fonti energetiche per mitigare il rischio di un possibile squilibrio della rete e integrare le batterie per aumentare la capienza a disposizione 
  • Innovazione continua: sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie energetiche ancora più efficienti, in modo da ridurre al minimo l'effetto rimbalzo e massimizzare i benefici delle energie rinnovabili.
  • Consapevolezza e educazione: informare il pubblico sull'importanza della responsabilità energetica e promuovere l'adozione di stili di vita sostenibili.

La digital energy e la soluzione del Paradosso

La chiave di volta per smentire il Paradosso di Jevons è però nella possibilità di avere un’energia che può essere misurata in ogni momento della filiera: la digitalizzazione dell’energia permette di avere una capacità di analizzare i consumi come mai prima nella storia dell’umanità.
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Non solo: ci consente anche di impiegare l'energia nel momento di maggior produzione, condividerla con la rete quando prodotta in eccesso o stoccarla per gli usi futuri. Inoltre avere un Energy meter sempre a disposizione ci dà un vantaggio che prima nessuno aveva: una misurazione puntuale del consumo e una consapevolezza nell’utilizzo delle stesse.
Efficientamento e riduzione dei consumi e ottimizzazione della produzione energetica devono progredire parallelamente per arrivare a centrare l'obiettivo posto dagli Accordi di Parigi che - ricordiamolo - non è avere una fonte di energia illimitata, ma abbattere le emissioni per fermare il surriscaldamento climatico. Un obiettivo che può essere perseguito solo attraverso uno sforzo collettivo e uno sguardo olistico al problema. Coniugando gli obiettivi di Padron Frodo con lo sguardo pragmatico di Samvise Gamgee