La Corea del Sud lancia il super parco fotovoltaico, in Italia crescono i prosumer

La crescita della produzione di energia da fotovoltaico a livello mondiale è un dato di fatto. I modelli di crescita però sono molto distanti: se da un lato in Italia cresce il numero dei piccoli produttori (prosumer) dall'altro, in alcune nazioni, si punta a progetti faraonici per concentrare la produzione.

La Corea del Sud, per bocca del suo presidente Moon Jae-in, ha annunciato la costruzione del parco solare più grande al mondo nell'area del Saemangeum, l'estuario recuperato dal Mar Giallo grazie alla più grande diga mai costruita. L'area che il governo punta a far diventare uno dei massimi poli produttivi mondiali, secondo i piani di Seul, dovrà ospitare un impianto fotovoltaico da 3 GW di potenza. Nel progetto è prevista anche la contemporanea costruzione di una rete per la distribuzione e di fabbriche per la produzione di pannelli e di sistemi di storage. Costerà complessivamente circa 9 miliardi di dollari e entrerà in funzione nel 2022. Un progetto futuristico che però ricalca il vecchio schema piramidale della grande centrale da cui dipende la distribuzione di energia su una vasta area.

Il sistema Italia: piccolo e diffuso

All'estremità opposta, spaziale e concettuale, il sistema Italia che come sottolineato anche nell'ultimo rapporto statistico del GSE ha imboccato una strada del tutto differente.

La crescita del fotovoltaico che in Italia lo scorso anno si è attestata a 414 MW si deve quasi completamente a impianti di piccola e media taglia. Tra il 2016 e il 2017 infatti il numero è salito di 44mila unità raggiungendo un totale di 774.104 impianti fotovoltaici. Di questi - dato ancor più interessante - l'81% fa riferimento al settore domestico

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Una percentuale che cresce ulteriormente, salendo all'85%, se si fa riferimento ai nuovi impianti installati. Il modello italiano si conferma quindi quello dei piccoli produttori e consumatori evoluti di energia, con un solo neo: la crescita lenta dell'autoconsumo. Sempre secondo il rapporto del GSE infatti l'autoconsumo tra il 2016 e il 2017 è aumentato solo del 1,9% per un totale del 20% sulla produzione complessiva, con un picco nel mese di luglio durante il quale si è raggiunto anche il massimo della produzione.

Il motivo di questa difficile progressione si può leggere nell'ancora scarsa diffusione dei sistemi di accumulo. Tendenza che però, a fronte di prezzi in calo e sistemi più efficienti, dovrebbe ribaltarsi nei prossimi anni.

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Due modelli, quello italiano e quello coreano, che racchiudono anche due visioni dell'energia completamente diverse. Da un lato la grande produzione industriale e l'acquisto dalla rete per soddisfare le proprie esigenze. Dall'altro l'autoproduzione, la consapevolezza dell'importanza del non spreco, la prospettiva di un futuro di piccoli produttori connessi e di una rete capillare capace però di far fronte agli imprevisti. 

L'Italia che per tradizione basa il suo tessuto sociale sulle piccole comunità e sui paesi piuttosto che sui grandi agglomerati urbani, riproduce, dal punto di vista energetico, una rete simile, con smart village e smart grid.
I vantaggi? La resilienza della rete elettrica, ad esempio, che a fronte delle calamità naturali potrà rispondere all'emergenza grazie a micro reti che all'occorrenza possono diventare autosufficienti. Un'esigenza che di questi tempi, in un territorio difficile come quello italiano, si fa sempre più pressante.