Da consumatori a produttori di energia rinnovabile e oggi, con il prosumage, utilizzatori sempre più intelligenti.

La storia del nome prosumer
Chi è il prosumer
Da prosumer a prosumage
Cosa fa e cosa farà il prosumer

I produttori di energia rinnovabile diventano contemporaneamente anche consumatori evoluti e in questo modo danno vita a una figura completamente nuova: il prosumer. Bastano i caratteri di un tweet per spiegare questa trasformazione epocale? Probabilmente no, perché nel passaggio da consumer a prosumer e oggi al prosumage è insita una trasformazione epocale, che implica tecnologie, ricerche e soprattutto un mutamento della coscienza collettiva che stiamo vivendo proprio in questi anni. Lo spieghiamo con l’aiuto di Roberto Gatti, responsabile Innovation di Evolvere.

La storia del nome prosumer

Prosumer è un termine che in realtà non nasce riferendosi ai produttori di energia rinnovabile e fotovoltaica di per sè, però l’elettricità, almeno all’inizio, c’entra, eccome. Il concetto di prosumer, cioè di produttore e consumatore uniti nello stesso soggetto, infatti prende forma negli anni Settanta in un saggio dei sociologi Marshall McLuhan e Nevitt Barrington che immaginano come, grazie alla tecnologia elettrica, ogni consumatore sarebbe potuto diventare anche produttore. Questo è solo lo spunto per una teoria che sarà sviluppata più ampiamente da Alvin Toffler nel saggio The Third Wave del 1980, dove tratteggia la figura di un consumatore capace di personalizzare sempre di più il proprio approccio ai media.

L’intuizione si rafforza con la diffusione di internet e l’avvento delle prime società di commercio elettronico. Gli utenti con i loro giudizi creano la fortuna del prodotto e ne contribuiscono alla commercializzazione. Poi ci sarà il momento degli smartphone e della produzione di contenuti trasmessi sui social fino ad arrivare all’Intelligenza artificiale e alle serie televisive interattive. Oggi la personalizzazione del contenuto e la partecipazione al processo produttivo sono diventate predominanti e le aperture più interessanti arrivano proprio dal mondo dell’energia dove il prosumer - ovvero chi produce e autoconsuma l’energia prodotta principalmente per uso domestico - ha un ruolo centrale. 

Chi è il prosumer

Prosumer, termine che sintetizza i concetti di produttori di energia rinnovabile e consumatori, indica nel mondo dell’energia fotovoltaica chi possiede un impianto fotovoltaico e lo utilizza, quanto più possibile, per soddisfare il proprio fabbisogno. Il prosumer quindi non solo mira a produrre l'energia che gli serve ma nel contempo guarda anche al lato consumo, perciò evita gli sprechi e vuole sfruttare al massimo l’energia che può fornirgli il suo impianto. Per renderlo possibile si affida al monitoraggio della produzione e dei consumi, attraverso un servizio di smart metering, che permette anche di orientare i propri consumi in base alla produzione ed evitare di prelevare dalla rete, riducendo i picchi energetici.

Inoltre, grazie alla gestione delle nuove funzionalità dell'inverter e dotandosi di un sistema di storage, il prosumer accumula energia per aumentare il livello di autoconsumo - in questo modo infatti può utilizzare l’energia autoprodotta anche quando ne ha bisogno ma il suo impianto di produzione è inattivo, come durante la notte - e nel contempo limitare la cessione delle eccedenze alla rete. La casa del prosumer diventa un vero e proprio ecosistema nel quale i consumi domestici, dalle luci alla climatizzazione fino alla stazione di ricarica per l’auto elettrica, sono coperti direttamente dalla produzione e indirettamente dall’energia salvata nelle batterie e che nel contempo utilizza la rete per cedere l’energia in eccesso. 

Circa 140 anni fa, quando l’energia elettrica cominciava ad essere distribuita - spiega Gatti - era già considerata indispensabile, tanto da interrogarsi fin da subito su come garantirsi la continuità della somministrazione. Ci sono voluti molti anni (più di un secolo) per assistere alla transizione da consumer - uso l’energia - a prosumer - uso l’energia e me la produco a casa mia - ma molti meno per avvicinarsi ad una maggior, anche se non completa, indipendenza dalla rete ed assistere alla nascita del prosumage, termine che indica l’unione di produzione, consumo e storage” . 

Da prosumer a prosumage

Con la riduzione dei costi delle batterie e la disponibilità di elettronica e di informatica evoluta, in abbinamento alla riduzione dei costi degli impianti fotovoltaici e a qualche nudge in forma di beneficio fiscale, sono sempre di più i prosumer che nascono direttamente, o diventano, prosumage cioè prosumer dotati di storage. Quest'ultimo, se ben dimensionato e utilizzato, consente di separare temporalmente il momento della produzione da quello del consumo. In questo modo l'obiettivo non è più solo l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili ma anche l’intenzione di utilizzare l’energia autoprodotta senza ricorrere o riducendo al minimo gli scambi con la rete.

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"Si tratta anche in questo caso di un approccio culturale più che di tipo economico - continua Gatti - una sorta di maggior indipendenza dalla rete elettrica e una scelta di minimizzare il ricorso a dispositivi privilegiati come la disciplina dello scambio sul posto”. Anche perché ad oggi, l’energia autoconsumata è quella che conviene di più: prelevando meno energia dalla rete, infatti, si riducono tutte le componenti variabili legate al consumo. Quindi più riusciremo a consumare energia autoprodotta, maggiore sarà il nostro risparmio e minore sarà l'impatto ambientale. Questo soprattutto a fronte di un fabbisogno elettrico in costante aumento che sta includendo nuovi tipi di utilizzo come la cottura del cibo, il riscaldamento domestico e la mobilitá sostenibile.

Si tratta di un approccio culturale più che di tipo economico Roberto Gatti responsabile Innovation di Evolvere

Al vantaggio economico, si aggiunge poi la sensazione, forte, tangibile, di intervenire, con la nostra azione, nella lotta al cambiamento climatico. Il prosumage è quindi una condotta che fa parte di un complesso di strategie che possiamo mettere in campo per ridurre la nostra carbon footprint. Non è un caso che le soluzioni proposte commercialmente, anche in ambito edilizio, vadano sempre più in questa direzione: pensiamo alla Near Zero House e allo Near Zero Building, che vedono l'utilizzo delle batterie come centrale per raggiungere gli obiettivi fissati.

Cosa fa e cosa farà il prosumer

“Nessun uomo è un’isola” recita un celebre verso di John Donne. E non bisogna pensare che il concetto di prosumage implichi per forza quello di indipendenza. Anzi, è proprio il contrario, perché si tratta di una singolarità che trova il suo massimo sviluppo all’interno della comunità. I prosumer infatti possono unirsi in smart energy community con altri prosumer e consumer, per produrre, accumulare, scambiare energia e fornire servizi alla rete elettrica. “È lecito aspettarsi - spiega Gatti - la diffusione del prosumage collettivo, nel quale più impianti fotovoltaici e più batterie di proprietà di più soggetti concorreranno a massimizzare l’autoconsumo diretto, indiretto e collettivo all’interno di una comunità di soggetti che condivideranno queste risorse nell’ambito di una rete elettrica virtuale”.

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Il vantaggio - ed è un altro importante aspetto - non riguarderà soltanto i prosumer ma tutti coloro che si associano in una comunità energetica rinnovabile. “Grazie alle leggi recenti che hanno recepito le direttive europee in materia di aggregazione di consumer e prosumer - continua Gatti - se questi si associano tra loro ottengono un incentivo economico proporzionale all’energia consumata - dall’insieme degli associati - contestualmente al momento della produzione. Quando prosumer e consumer si associano i vantaggi riguardano tutti Questa energia è chiamata “energia condivisa” che modifica e "allarga" il concetto di autoconsumo. Insomma se, come semplice consumatore, consumo quando l’impianto della comunità produce, ottengo un beneficio economico che servirà prima a ripagare l’investimento per la costruzione dell’impianto e poi a generare una redditività. Non male vero? Così facendo si incrementa ancora di più la produzione da fotovoltaico e si estende a molte più persone/aziende la possibilità di farlo”. I vantaggi di far parte di una comunità energetica sommati a quelli del prosumage rendono ormai sempre più conveniente questa scelta, che, ad oggi, è percorribile da chiunque. Una scelta economica, ma anche e soprattutto culturale, che si inserisce nel campo della sharing economy e dell’economia circolare, dove l’accesso a un servizio diventa prioritario rispetto al possesso di un bene.