Come si può far rivivere un oggetto o un materiale: recycling, upcycling, revamping e retrofitting sono solo alcuni dei termini usati

Recycling
Upcycling
Downcycling
Freecycling
Restyling
Revamping
Retrofitting

Riciclo e riuso dei materiali. Partiamo da qui per introdurre il lessico del non spreco, un concetto fondamentale per costruire un futuro più sostenibile. Non sprecare nel mondo dell’energia è un imperativo: ecco perché parliamo di riqualificazione energetica e di risparmio energetico.

Non sprecare energia ottimizzando i consumi delle nostre abitazioni è, ad esempio, uno degli scopi del Superbonus 110%, ma è contemporaneamente uno degli obiettivi che possiamo cercare di raggiungere nella nostra vita quotidiana, adottando semplicemente qualche piccolo accorgimento a partire dal nostro rapporto con il riscaldamento.

Anche nel nostro rapporto con gli oggetti di tutti i giorni il non spreco è importante. Riciclo e riuso dei materiali ce lo insegnano. E, nonostante spesso li utilizziamo come sinonimi, indicano due pratiche differenti, seppur egualmente importanti. Riuso infatti significa riutilizzare uno stesso oggetto o materiale con le stesse funzionalità che aveva in precedenza, mentre riciclo implica una vera e propria trasformazione di un oggetto o, ancor più, dei materiali che lo compongono, per renderli nuovamente utilizzabili con scopi e forme anche diversi rispetto a quelli originari.

Se in italiano questi sono i due nomi più impiegati, esistono nel mondo termini che indicano azioni ancor più specifiche e che è meglio conoscere per non farsi cogliere impreparati su riuso, riuso creativo e riciclo dei materiali. Da qui, per la rubrica #evolveregreen, il dizionario minimo per spiegare come si può far rivivere un oggetto in tanti modi differenti. 

Recycling

È il concetto base del riutilizzo, quello da cui è iniziato tutto. Indica proprio l’azione di recuperare gli scarti, valorizzandone i materiali di cui sono composti. La sua storia prende avvio con lo scoppio delle guerre mondiali e la conseguente necessità di non buttare nulla. Il consumismo degli anni Sessanta però non è propizio e il recycling resta un tema confinato a lungo nell’ambientalismo più stretto.

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Tuttavia, con la crescita dei consumi e, di conseguenza, dei rifiuti le cose cambiano in fretta. Parallelamente al livello delle discariche monta la protesta e sale la coscienza ambientale. Negli anni Settanta inizia un cambio di rotta e dai Novanta questo termine entra nel nostro quotidiano attraverso un’azione che facciamo ormai quasi inconsciamente tutti i giorni: la raccolta differenziata.

Upcycling

È la Ferrari del riciclo e riuso dei materiali. Questo termine significa impiegare materiali di scarto per creare oggetti di maggior valore, senza trasformazioni che implichino un consumo energetico. È quindi ecologico a tutto campo.

Un esempio? Utilizzare il packaging di un alimento per creare delle borse o una botte di vino esausta per farne un mobile. Se dovessimo tradurlo in italiano, potremmo parlare di riuso creativo. Tuttavia il significato di upcycling va ancora oltre come dimostra la sua storia.

A fare per la prima volta upcycling su ampia scala è stata una nota marca di birra, la Heineken, che negli anni Sessanta produsse una linea di bottiglie da riutilizzare come mattoni per costruire: le Wobo. L’idea fu di Alfred Heineken che vide nei vuoti a perdere un’opportunità per il mondo e decise di sperimentare la sua particolare bottiglia per costruirsi una casa in giardino. L’idea non ebbe il successo che avrebbe meritato, ma anni dopo sarà identificata come il primo vero mattone di una nuova disciplina degli imballaggi riciclabili.
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Downcycling

Non tutte le ciambelle escono con il buco e in certi casi riciclare costa fatica, energia e il prodotto finale non sarà all’altezza di quello originario. Nonostante ciò resta un’azione virtuosa, anche se migliorabile, e fondamentale per il non spreco. Un esempio classico di downcycling è quello della carta riciclata, che è stata a lungo di qualità minore rispetto all’originaria (oggi non è più così) e soprattutto ha permesso al mondo di salvare una parte importante del suo patrimonio forestale.

Freecycling

È un’azione virtuosa, che nobilita la vecchia abitudine di riciclare, ad esempio, i regali indesiderati. Consiste sostanzialmente nel rimettere in circolazione, donandoli, oggetti che non hanno ancora esaurito il loro ciclo di vita anche se noi ormai non li utilizzeremmo più. La parola fu coniata nel 2003 dall’americano Deron Beal che creò un vero e proprio network per agevolare questa pratica. L’esempio più classico è quello degli abiti. Se avete regalato a qualcuno il maglione con le renne comprato dall’amica distratta, non siete stati “ricicloni” ma virtuosi praticanti del freecycling.
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Restyling

Esula leggermente dal riuso perché, in pratica, è un’azione che ci permette di non buttare. Non aggiunge nulla a quanto avevamo, diciamo che lo rende più bello. Insomma, come andare dal parrucchiere prima del giorno di festa: siamo sempre noi, solo meglio acconciati.

Revamping

È un termine preso in prestito dall’industria ferroviaria. Non un tagliando, ma molto di più. Consiste nella sostituzione delle parti meccaniche usurate o semplicemente vetuste con quelle nuove e più efficienti, riportando così il mezzo alle sue funzionalità originarie.

Se parliamo di riciclo e riuso dei materiali, soprattutto legati al mondo fotovoltaico, con revamping si descrive il processo che ci permette di prolungare la vita del nostro impianto e in qualche caso incrementarne la produzione, lavorando su tutte le componenti, dai pannelli fino all’inverter.

Retrofitting

Confessiamolo pure, retrofitting è uno dei nostri termini preferiti. Secondo la definizione di base consiste nella “aggiunta di nuove funzioni e tecnologie a un sistema vecchio per migliorarne le prestazioni e prolungarne la vita”. Nella pratica è diventato il riferimento per il mondo della riqualificazione energetica, dai veicoli a motore al profilo energetico di un’abitazione.

In quest’ultimo campo gli sviluppi più promettenti come il modello Energiesprong, che prevede la trasformazione di un edificio convenzionale in uno a consumi quasi zero, contenendo disagi e costi grazie alla produzione off site dei componenti che lo riqualificheranno, ovvero pareti, impiantistica e, soprattutto, copertura con fotovoltaico integrato, il tutto all'insegna della massima efficienza energetica.