Facciamo il punto sullo smaltimento dei pannelli fotovoltaici: ecco perché non sono un problema, per i proprietari e per l'ambiente
Come funziona lo smaltimento pannelli fotovoltaici |
Smaltimento pannelli solari: come trasformarli in una risorsa |
Il costo di smaltimento dei pannelli solari è una delle preoccupazioni che spesso attanagliano i possessori di impianti fotovoltaici e mettono in crisi chi sta valutando di installarne uno. A questo si somma la coscienza ecologica, che spinge a chiederci, come dei Giovane Holden in versione ecologica, dove vanno a finire i pannelli quando non servono più. Bene, entrambi i problemi sono privi di fondamento. Vediamo perché.
Come funziona lo smaltimento pannelli fotovoltaici
Il successo del fotovoltaico, sulla scorta anche dei diversi incentivi erogati già negli scorsi decenni, ha portato all'installazione di milioni di pannelli, che anno dopo anno, stanno arrivando a fine vita. Se nel biennio 2020/2021 sono stati smaltiti all'incirca mezzo milione di pannelli, le stime per il prossimo decennio - riportate sul numero di luglio agosto 2021 di Solar B2B che dedica a questo argomento uno speciale - parlano di circa 83 milioni di moduli da smaltire, quasi due milioni di tonnellate di potenziali rifiuti.
La legge è intervenuta più volte sull'argomento, l'ultima pochi mesi fa con il Decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 118, e il conseguente aggiornamento operativo varato dal GSE, che interviene nel merito della catena di smaltimento per gli impianti incentivati sulla base del primo, secondo, terzo, quarto e quinto Conto energia, entrati in esercizio fino al 30 giugno 2012. Interventi che vanno a normare una catena complessa che però, solitamente non impatta sul cliente finale, soprattutto per quanto riguarda i nuovi impianti.
La regola generale prevede che i moduli fotovoltaici, immessi sul mercato dal 12 aprile 2014, siano gestiti attraverso la Normativa RAEE (D.Lgs. italiano 49/2014) che disciplina la gestione dei rifiuti provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. In base a questa obblighi e responsabilità ricadono su fabbricanti, rivenditori e produttori. L’obbligo di smaltimento, dal punto di vista economico, viene assolto già in fase di costruzione, mentre nella pratica è affidato a un Consorzio a cui - dal 2013 - ogni importatore o produttore è obbligato ad aderire.
Ogni modulo immesso sul mercato infatti è codificato ed è possibile sapere dove è stato installato e quando e a quale Consorzio è in carico. Ad esempio, a fine vita i moduli forniti da Evolvere saranno affidati al Consorzio PV CYCLE i cui servizi sono quindi già inclusi nel prezzo di vendita dell'impianto. E gli altri elementi dell'impianto? Anche per questi non ci sono problemi: lo smaltimento delle batterie infatti, nel caso di Evolvere, è svolto dal consorzio COBAT, i cui servizi sono già inclusi nel prezzo di vendita dell'impianto e sostenuti direttamente dal Produttore o Importatore. Anche gli inverter rientrano tra i rifiuti RAEE e possono essere riconsegnati direttamente ai rivenditori al momento dell'acquisto di una nuova apparecchiatura.
Smaltimento pannelli solari: come trasformarli in una risorsa
Non tutti i rifiuti vengono per nuocere. Questa massima vale anche nel caso dei pannelli solari, soprattutto in un momento di carenza di materie prime come quello che stiamo vivendo. I materiali con cui sono composti infatti sono riciclabili tra l'80 e il 90%, ma possono arrivare fino al 96%. Da un pannello standard di 20 kg, riporta sempre Solar B2B, è possibile recuperare circa 15 kg di vetro, 2,8 kg di plastica, 2 kg di alluminio, polvere di silicio e rame.
Una bella miniera, insomma, che potrebbe tornare ancora più utile nei prossimi anni: secondo il Rapporto “End-of-Life Management: Solar Photovoltaic Panels” di Irena (International Renewable Energy Agency) nei prossimi tre decenni si potrebbero ricavare, attraverso un corretto smaltimento, 78 milioni di tonnellate di materie prime seconde, cioè recuperate e reimmesse nel ciclo produttivo. Il vantaggio è duplice: da un lato vengono ridotti i rifiuti e dall'altro è possibile risparmiare anche parte dell'energia necessaria per la produzione ex novo.
A questo si aggiunge il possibile revamping dei vecchi impianti che, se ancora funzionanti, potrebbero essere recuperati e immessi nel mercato del riuso, dandogli così una seconda vita, similmente a quanto accade per esempio con i telefoni ricondizionati. Una possibilità ancora poco sfruttata, ma con enorme potenziale.