Dal progetto di Boeri in Messico ai prosumer austriaci: ecco come cambia il volto delle città

La Città ideale è una dei dipinti simbolo del Rinascimento italiano. Nelle sale della Galleria Nazionale delle Marche di Urbino si può osservare l’immagine di una smart city ante litteram, dall’architettura perfetta nelle geometrie e nell’ordine di strade ed edifici. Per molti critici l’immagine non di una città realizzabile ma semplicemente di un sogno, di un’illusione, se non fosse per due particolari: una pianta affacciata a un balcone e un piccolo giardino nascosto. La vegetazione come segno di vita.

Smart Forest City: le piante come elemento architettonico

Nei dintorni di Cancun, megalopoli turistica messicana, vedrà (forse) luce un’altra tipologia di città ideale, la Smart Forest City, che proprio nel verde ha la sua prospettiva. A progettarla Stefano Boeri, l’architetto del Bosco verticale, simbolo della nuova Milano. Il concetto di base è lo stesso che ha ispirato l’edificio lombardo: utilizzare le piante come elemento architettonico. Nei piani di Boeri e del governo della regione la Smart Forest City occuperebbe un’area di 557 ettari in grado di ospitare fino a 130mila abitanti.
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Protagoniste del centro urbano la vegetazione estesa su 362 ettari forte di 120.000 piante appartenenti a 350 specie diverse. Una città che diventerà un vero e proprio polmone green, capace di assorbire 116.000 tonnellate di anidride carbonica, a fronte di emissioni molto ridotte. Questo grazie anche all’altrettanto innovativo sistema di mobilità immaginato dall’architetto italiano ovvero una rete di linee urbane elettriche che permetteranno di muoversi lasciando all’esterno i propri veicoli a motore. Ad alimentare il complesso, altro elemento fondamentale per raggiungere le zero emissioni, un anello di pannelli fotovoltaici collocati lungo tutto il perimetro urbano. Un città da sogno che secondo i promotori del progetto dovrebbe diventare realtà entro il 2026 ma che al momento è ancora su carta.

Il piano austriaco: 1 milione di case solari

Se la Smart Forest City può rappresentare un nuovo modello costruttivo, come sarà invece possibile risolvere il problema dei grandi centri urbani energivori che attualmente popoliamo? In questo caso la ricetta arriva dall’Austria, che ha creato un nuovo super ministero per risolvere il problema dell’efficientamento energetico nell’edilizia e nella mobilità. Primo atto la presentazione del programma per trasformare un milione di abitazioni in case solari, nel corso del prossimo quadriennio. Entro il 2024, ha spiegato il neo ministro Leonore Gewessler su Forbes, dovranno essere attivi un milione di tetti solari così da far permettere al Paese di alimentarsi quasi totalmente da fonti rinnovabili. L’energia è il tassello fondamentale di una vera e propria trasformazione della città, che interesserà anche i trasporti: la mobilità infatti dovrà diventare sostenibile e a zero emissioni entro lo stesso periodo temporale.
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Il programma delle case solari, che sarà poi esteso a infrastrutture ed edifici pubblici, gode del sostegno di tutte le forze politiche del Paese. Segno che quanto espresso dall’Europa nei giorni scorsi sta avendo una forte eco anche nei piani nazionali. Al di là delle Alpi si è aperto un immenso cantiere per la smart city del prossimo futuro, che ci interessa da vicino: il progetto austriaco infatti passa dalle case dei prosumer e la generazione distribuita diventa programma di sviluppo per tutta la nazione.

Nella città ideale rinascimentale, come quella ipotizzata dal filosofo Tommaso Campanella, al centro del tessuto urbano era presente un edificio dedicato al Sole. E oggi il sole torna ad essere il cuore e motore della smart city ideale. A sei secoli di distanza l’utopia assume i contorni dell’emergenza. E della speranza.